Autotrasporto: basta con i teatrini
di Cinzia Franchini, portavoce di Ruote Libere
Ci sarebbe dovuta essere la settimana del fermo dell’autotrasporto in Liguria, una protesta da tempo annunciata per le note vicende legate ai problemi che hanno dovuto subire gli autotrasportatori a causa degli enormi disservizi della rete autostradale, a partire dai viadotti chiusi passando per le manutenzioni intempestive. Difficoltà che hanno aggravato la già precaria situazione economica delle imprese.
Alla vigilia dello stop però il tutto è rientrato con le solite dichiarazioni di rito da parte delle associazioni di rappresentanza. La verità è che lo strumento del fermo, potenzialmente il più incisivo e forte sulla carta di tutti gli altri, è stato completamente depotenziato e ridicolizzato nel corso degli ultimi trent’anni grazie all’improvvido utilizzo da parte delle associazioni stesse
La storia insegna: i fermi del trasporto merci, l’ultimo importante è del dicembre 2007, si sono rilevati per nulla utili per la categoria, parzialmente utili alle associazioni di rappresentanza, molto utili per pochi personaggi abili in grado di usarlo in chiave personalistica e al più lobbistica, come elemento di negoziazione col Governo di turno in sede di trattativa.
Eppure, nonostante sia ormai evidente a tutti di come il fermo sia un’arma spuntata, le associazioni hanno annunciato ancora una volta lo stop per poi revocarlo ventilando le solite presunte (e provvidenziali) chiamate dell’ultimo minuto da parte degli amministratori di turno e posticipandolo per consentire di nuovo strumentali puntate.
Gli stessi dirigenti delle associazioni sono consapevoli di essere generali senza truppe. Insomma un balletto noto, frutto di un canovaccio rodato e stantio, senza calcolare poi che le confederazioni (come Cna o Confartigianato) le sole deputate a indicare le linee guida ai raggruppamenti di mestiere di riferimento (in questo caso Fita e Confartigianato trasporti) non avrebbero mai acconsentito ad attuare davvero uno sciopero in questo contesto storico-economico, impegnate come sono con il Governo su altri tavoli, per loro ben più interessanti, a partire da quello del recovery fund.
Il risultato è che le associazioni, smarrita completamente la loro credibilità, si esibiscono in questi periodici sterili siparietti, mentre gli enormi problemi degli autotrasportatori rimangono immutati e irrisolti”.