Automotive in Italia: rischio catastrofe dietro l’angolo

di Rocco Palombella, segretario generale Uilm

Quello che vogliamo lanciare è un grido di allarme dopo mesi di silenzio assordante del Governo rispetto alle nostre richieste di interventi urgenti e strutturali per salvaguardare il futuro produttivo e occupazionale del settore dell’auto in Italia. Gli effetti della transizione ecologica, con il passaggio all’elettrico e lo stop alle auto con motori endotermici entro il 2035, li stiamo già registrando oggi. Solo per citare le vertenze più note con Gkn, Gianetti Ruote, Speedline, Caterpillar e per ultime Bosch e Marelli, stiamo parlando di circa 3mila lavoratori a rischio licenziamento, oltre a chiusure, delocalizzazioni e perdita di pezzi importanti della filiera della componentistica, la più colpita da questa rivoluzione industriale.

Vogliamo l’avvio di una seria e proficua discussione a livello nazionale affinché tutte le parti coinvolte esaminino l’attuale situazione e valutino ogni iniziativa necessaria per garantire una prospettiva positiva al settore dell’auto, indubbiamente uno dei comparti strategici del nostro Paese. Non possiamo correre il rischio di una grave deindustrializzazione, perché vorrebbe dire perdere oltre 60mila posti di lavoro, un quarto del totale, e la chiusura di centinaia di aziende.

Gli interventi urgenti che chiediamo al presidente Mario Draghi e ai ministri del Lavoro, dello Sviluppo Economico, della Transizione Ecologica e dell’Economia riguardano misure strutturali che accompagnino nel breve e lungo periodo il processo di transizione ecologica, come l’utilizzo degli oltre 10 miliardi previsti dal PNRR per valorizzare e rendere competitiva l’intera filiera dell’auto, partendo dal sostegno alla domanda con incentivi permanenti sulla rete infrastrutturale e per l’attrazione di nuovi investimenti produttivi ecosostenibili.

Inoltre considero preoccupante il fatto che il Governo non abbia previsto all’interno della Legge di bilancio i 450 milioni di euro di incentivi per auto elettriche e ibride, né ci possiamo accontentare del fatto che questa cifra potrebbe essere recuperata con i prossimi provvedimenti. Sarà fondamentale anche prevedere importanti investimenti nella formazione dei lavoratori per le nuove competenze richieste e l’utilizzo di misure di salvaguardia occupazionale per gestire al meglio la transizione. Non c’è più tempo da perdere, il rischio di una catastrofe sociale ed economica è dietro l’angolo, noi siamo pronti a fare la nostra parte per scongiurarla.

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