Automotive in Italia: allarme bomba sociale

di Rocco Palombella, segretario generale Uilm

Senza interventi immediati per il settore dell’auto si rischia una catastrofe sociale, occupazionale ed economica. Siamo soddisfatti che il nostro grido d’allarme lanciato con Federmeccanica sia stato recepito dal Governo e consideriamo positivo il vertice tra i ministri competenti e l’interessamento del presidente Mario Draghi. Ora si deve accelerare per arrivare a delineare una strategia nazionale per vincere la sfida della transizione che rivoluzionerà uno dei comparti fondamentali per il futuro del nostro Paese.

A Bari sono a rischio 5mila lavoratori e c’è il forte pericolo di una desertificazione industriale che cancellerebbe decine di aziende. Dalla Bosch alla Marelli, dalla Magna PT a tutte le piccole e medie imprese artigiane della filiera della componentistica, infatti, il rischio di una bomba sociale è concreto. Il passaggio dai motori endotermici a quelli elettrici deve essere gestito salvaguardando l’occupazione.

Giudichiamo irricevibili i 700 esuberi dichiarati da Bosch per Bari e chiediamo alla multinazionale di investire in nuove tecnologie e missioni produttive nell’ambito della transizione, considerato che il gruppo ha già dichiarato nei mesi passati di voler investire a livello mondiale 2 miliardi nell’elettrico nei prossimi anni. Una parte di questi importanti investimenti deve essere destinata allo stabilimento di Bari, il più grande del gruppo in Italia, per garantirgli una solida prospettiva occupazionale e industriale.

Difficile è anche il futuro del sito Marelli, sempre a Modugno (Bari), dove non conosciamo le ricadute dei 550 esuberi dichiarati dall’azienda a livello nazionale, mentre registriamo come oltre il 60% dei lavoratori sono occupati in linee di produzioni legate a motori a benzina per le quali, peraltro, non è stata esclusa la delocalizzazione’.

A rischio c’è anche Magna PT e l’intero stabilimento da 1.000 dipendenti a causa del passaggio all’elettrico se non ci saranno nuove produzioni. Senza contare l’indotto. La situazione è drammatica, siamo pronti a discutere in ogni momento con il Governo e i ministri competenti per stabilire strumenti e misure da predisporre urgentemente per difendere l’occupazione e il patrimonio industriale del nostro Paese. Ci stiamo avvicinando a un bivio pericoloso, occorre il senso di responsabilità e la disponibilità di tutti, a partire dal Governo che deve indicare al più presto la rotta da seguire.

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