di Cinzia Franchini, portavoce di Ruote Libere
L’ennesimo “tavolo” dell’autotrasporto si è concluso nel modo più scontato, cioè con l’impegno di compensare in qualche modo il mancato effetto benefico del taglio delle accise per le aziende con autocarri Euro 5 e 6, alle quali è stato annullato, con il Decreto Ucraina, il credito di imposta di quasi pari importo. Il viceministro Teresa Bellanova infatti porrà rimedio al pastrocchio accise attraverso un provvedimento ad hoc.
Detto questo resta paradossale il fatto che proprio le solite associazioni dell’autotrasporto, responsabili dell’accordo con il Governo, davanti alla constatazione dell’effetto non sufficiente della riduzione di 25 centesimi sulle accise dei carburanti si dicano insoddisfatte. Eppure gli elementi di criticità erano evidenti. Un taglio insoddisfacente per due motivi. Il primo, come dimostrato dall’incontro, perché i proprietari dei veicoli Euro 5 ed Euro 6 sono rimasti esclusi; il secondo perché la durata è limitata a 30 giorni e non avendo posto un tetto al costo del gasolio le speculazioni rischiano di annullare ogni risultato positivo. A tutto questo si somma un altro effetto, il più grave, ovvero i committenti stanno già utilizzando la scusa dei tanto sbandierati (ipotetici per ora) aiuti di Stato per negare gli aumenti agli autotrasportatori.
Davanti all’emergenza del costo del gasolio questo è quanto ottenuto sinora da chi dovrebbe rappresentare i camionisti al tavolo col Governo. Ma non solo. Lascia sbigottiti il nuovo tentativo delle stesse associazioni di nascondersi davanti a nuovi proclami lasciando credere che i 500 milioni di euro promessi dal Governo possano davvero risolvere il dramma in cui versano le imprese. Ancora oggi non è chiaro, al di dell’ovvia compensazione sul taglio delle accise per i veicoli meno inquinanti, come verranno utilizzati queste ipotetiche somme. A chi andranno? Con quali finalità? Saranno ancora una volta le sigle del settore a fare da filtro intercettando economie delle quali le aziende hanno assoluta necessità? Ma, soprattutto, anche qualora davvero i 500 milioni venissero stanziati, dopo l’ok vincolante dell’Europa, tali risorse spalmate sulle 99.465 imprese iscritte all’Albo si tradurrebbero in poco più di 5.000 euro a impresa in un anno.
Immaginando che le grandi aziende assorbiranno più aiuti, alle piccole aziende, quelle fino a 5 veicoli che sono il 66,29% di quelle iscritte, resteranno solo briciole e comunque molto meno degli aumenti subiti solo per carburante e AdBlue il cui prezzo è nuovamente raddoppiato nell’ultima settimana. Questo è il frutto dei ripetuti tavoli tra organizzazioni e Governo: incontri completamente scollegati dalla realtà e sui quali chi ogni giorno viaggia sulle strade italiane, e deve fare i conti con spese maggiori anche di duemila euro al mese per ogni camion solo per il costo del carburante, non ripone più alcuna speranza.