Foto di Edoardo Baj Macario e Mattia Borgiol

Auto storiche e Covid/2: Binelli (Finarte)

di Luca Di Grazia 

 

Ci siamo chiesti come si stia comportando il settore delle aste per i veicoli da collezione, cioè come il mercato abbia reagito alla congiuntura dovuta alla pandemia. Chi meglio del responsabile del settore in una rinomata Casa d’aste poteva darci un parere? Ecco allora Sandro Binelli, capo dipartimento “Automotive” di Finarte.

I risultati delle ultime aste sono incoraggianti?
“Decisamente sì. Mettendo tutto nella giusta prospettiva, che è quella dettata dallo stato di pandemia con cui dobbiamo convivere. E’ imparagonabile confrontare il risultato con una situazione pre-Covid, in cui tutte le circostanze ed i parametri erano diversi. Si pensi che erano previste in calendario tre aste tematiche e “in presenza” per il 2020. Invece tutto è stato travolto ed è confluito in un’unica asta online. I risultati auspicati per quest’ultima, tuttavia, sono stati non solo raggiunti, ma superati con un margine che, in completa trasparenza, non definirei esaltante, ma sicuramente incoraggiante e confortante. Evidentemente (e immodestamente) abbiamo lavorato bene, anche in questa circostanza estremamente penalizzante”.

Auto e moto storiche sono diventate beni rifugio per gli investitori?
“Lo sono sempre state e lo sono particolarmente da qualche tempo. Lo sono, però, a particolari condizioni.
Non sono tempi in cui tutto può andare bene. Vengono vendute e hanno valutazione e rivalutazione sicura solo le macchine “giuste”. Macchine, pertanto, con un pedigree, con una storia certificata alle spalle, con numeri tracciabili e magari “matching”. Anche auto da restauro, ma sane e con le carte in regola, ovvero auto immacolate e conservate o con un restauro, se rigoroso”.

La qualità paga, in poche parole.
“Molti gli investitori che vedono nell’auto un bene economico, ma sempre e comunque, in massima parte, si tratta di una platea che sa e valuta quello che compra. E, in massima parte, resta appassionata”.

I trend sono in ascesa?
“No, il trend piuttosto è stabile e, anche in questo caso, alla luce del periodo, è un ottimo risultato. Anche qui vince la concretezza; non si spuntano più le supervalutazioni di qualche anno fa, ma più che di ribasso sarebbe corretto parlare di assestamento. Alcuni prezzi sono scesi, ma la tendenza alle cosiddette “bolle” è decisamente inferiore. E i valori sono tutt’altro che bassi”.

Online o in presenza?
“Noi, dopo molte (e non facili) riflessioni, abbiamo optato per l’online. Realizzare un’asta in presenza era fattibile e (nei termini in cui l’avremmo realizzata) consentito; ma, decisamente, il momento ha suggerito tutt’altro consiglio. L’esperienza online di Finarte in alcuni settori è stata soddisfacente. Per l’automotive è stata una novità; ma, comunque, soddisfacente. Da rammentare poi, che in realtà, per molti bid importanti o per grandi quantità di lotti, è sempre più diffusa la consuetudine del bid via telefono e per procura; l’online ne è una semplice evoluzione”.

Le chiedo un’analisi del settore.
“Il settore è in crisi? No, di per se no, sia per interesse sia come investimento. Il settore risente del periodo Covid-19? Sì, in maniera sensibile e capace di fare tremare le gambe come, peraltro, a molti altri settori dell’economia. L’asta riscuote ancora interesse ed è fonte di fascino. Per l’acquirente, come per il venditore, è ancora possibile, con oculatezza, fare l’affare, sia per cifre piccole che importanti. La Casa d’aste, attualmente, ha margini di guadagno che seppure sufficienti, di sovente, sono minimi per garantire una sopravvivenza a lungo termine ed evitare una logica da mordi e fuggi che in breve tempo sarebbe autolesionista. Certo, non va nascosto che questo difficile frangente sia vissuto come un periodo di emergenza e di transizione, da cui si spera di uscire quanto prima”.

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