Auto: non più una, ma più partite nel futuro

di Pier Luigi del Viscovo, direttore di Fleet & Mobility

L’industria dell’auto chiude un anno brutto, sotto 1,5 milioni a causa della mancanza di prodotto per il collo di bottiglia dei micro-chip. Durante il lockdown i costruttori avevano sospeso le forniture, mentre l’industria dell’elettronica di consumo aumentava gli ordini, per soddisfare la domanda di computer e altri aggeggi, necessari a lavorare e studiare da casa, ma anche a trascorrere le ore di relax davanti a uno schermo. Abbiamo letto anche di fabbriche andate a fuoco, dell’eccessiva concentrazione di queste produzioni nel Sudest asiatico, a Taiwan e in Corea, e del minore potere d’acquisto delle Case, poiché i chip usati sulle auto puntano più alla sicurezza che all’avanguardia.

Questa vicenda ha mostrato come l’industria dell’auto non sia poi così forte, come al suo interno piace pensarsi, e quanto invece le sue fortune possano determinarsi in altri contesti. Allora, in vista del nuovo anno e di quello ancora dopo, non è sbagliato allungare lo sguardo oltre i chip. Nel mondo si sta verificando una stretta su altre materie prime, a cominciare dall’alluminio per finire all’acciaio e a varie altre, e anche la logistica esce dalla pandemia completamente stravolta, con i prezzi dei noli schizzati. Insomma, tutto il sistema del just-in-time su cui poggia la produzione di auto deve essere ripensato.

Gli addetti ai lavori, interpellati nelle scorse settimane da un sondaggio di Agita Lab, un think tank, hanno risposto per il 37% che «dovremo convivere a lungo con questa stretta generalizzata sulle materie prime», mentre per uno su quattro bisognerà attendere almeno la fine del 2023.

L’automotive è nel pieno di una trasformazione mai vista. Le innovazioni tecnologiche ad alto contenuto informatico, i sistemi di assistenza alla guida, la proiettano in un campo inesplorato, come i prototipi Apple e Google del decennio passato avevano ampiamente annunciato. L’introduzione delle batterie, fatte di terre rare e di altri materiali, rende le questioni geopolitiche determinanti per la produzione. D’ora in avanti, l’auto non potrà giocare una sola partita, quella col cliente, ma dovrà tener conto degli interessi economici e militari dei diversi attori del mondo. In concreto, significa dover prendere posizione. Non l’ha capito col Dieselgate, ma non è mai troppo tardi.

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