di Cristiano Donelli, consigliere politico nella delegazione della Lega in Commissione industria, energia, ricerca dell’Ue
Sembra non volersi arrestare la caduta delle vendite delle automobili in Europa e anche i dati consolidati del mese di febbraio forniti da European Automobile Manufacturers’ Association (Acea) ce lo mostrano mettendoci la cruda realtà davanti agli occhi. Il fenomeno colpisce globalmente e il mercato italiano è sempre quello che presenta le maggiori criticità segnando cali in doppia cifra percentuale e partendo come base di confronto al mese di febbraio del 2021 che comunque non fu il migliore della storia del commercio automobilistico.
Rispetto al 2019 prepandemico il confronto è impietoso, come fosse un nuovo mondo, per certo non migliore.
Non si cercano nemmeno più le possibili vie di fuga da questo quadro a tinte fosche, ma ci si preoccupa molto di più nel dare un nome ogni mese che passa a cui additare le cause di tale crollo inarrestabile. Forse la storia dell’umanità si sposta a cicli che vedono una serie di episodi correlati tra loro e non a episodi singoli casuali e scollegati quindi in questo periodo di grave difficoltà l’ultimo bisogno che le persone sentono è quello di comprare un’automobile, magari costosa e difficile da reperire.
Ecco, partiamo dai problemi e cerchiamo di trovare scenari che presentino una anche flebile luce in fondo al tunnel. Va fatto perché la libera mobilità delle persone è un aspetto fondamentale dell’essenza della modernità raggiunta in secoli di progresso e va fatto perché l’autovettura di proprietà è forse il migliore strumento per raggiungere l’obiettivo.
Tutti possono partecipare a questo processo di uscita dalla crisi perenne del settore, ma non vedo chi lo possa fare meglio rispetto a chi se ne intende di automotive e, soprattutto, da chi ne ha una passione autentica, che non può che sconfiggere sul lungo termine qualsiasi approccio di chiusura, di decrescita, di regresso, di povertà e di morte.