Auto elettrica: forzatura, incertezze e… addio profitti
Mobilità elettrica, tutti ne parlano come se facesse già parte del nostro stile di vita. Incentivi generosi per l’acquisto di un veicolo a batteria, accordi che mirano a diffondere e potenziare le infrastrutture di ricarica, novità a “zero emissioni” che inondano il mercato. Insomma, quello a cui stiamo assistendo, oltre ad avere l’aria di un funerale – a torto molto anticipato – dei veicoli con motore tradizionale, continua a suonare come una forzatura, oltre che sui consumatori, anche sulle stesse Case automobilistiche.
Siamo così sicuri che quanto ci viene propinato in tutte le salse dai “big” del settore corrisponda in tutto e per tutto alla reale linea di pensiero? Personalmente nutro non pochi dubbi.
Anche perché, se si va a fondo della questione, alla fine la verità viene a galla.Soprattutto nel momento in cui a risentirne sono i profitti di questo o quel gruppo il quale, per rispettare i limiti alle emissioni, resi sempre più stringenti, deve far fronte a continui prosciugamenti. Messi alle strette, in pubblico o spesso confidenzialmente, molti manager del settore ammettono perplessità e disagi: troppo fretta nell’imporre questo cambio di passo; multe per chi non rispetta i limiti che, se applicate, mettono a serio rischio piani di sviluppo e tenuta dell’azienda con ripercussioni sull’occupazione; insufficienza delle reti di ricarica; listini, al netto degli incentivi, ancora elevati.
Tempo fa, il presidente di Brembo, Alberto Bombassei, aveva chiaramente detto che a rischiare il posto, a causa della svolta elettrica, sarebbero state 1 milione di persone in Europa. “Oggi c’è un grande entusiasmo per l’auto elettrica – le sue parole – ma se in Europa si smettesse di produrre auto a benzina e diesel, perderemmo 1 lavoratore su 3″. Era il 28 gennaio 2019 quando Bombassei lanciava questo allarme.
A distanza di due anni esatti, a uscire allo scoperto è un altro “big” dell’industria italiana, Roberto Colaninno, presidente e amministratore delegato del Gruppo Piaggio. “Giustissimi gli obiettivi di abbattimento delle emissioni – ha affermato durante un recente webinar organizzato da Ispi – ma mettono anche in moto rivoluzioni che oggi temo siano un po’ sottovalutate, non per cattiva volontà, ma perché sono difficili da immaginare, soprattutto in termini di conseguenze”.
Gli allarmi si susseguono, senza però risposte. Serve chiarezza. E poi, altro aspetto da considerare: i consumatori hanno veramente compreso tutto quanto si va dicendo sulla mobilità elettrica? Conoscono il significato di termini come full electric, mild hybrid, plug-in hybrid, ultrafast? Oppure acronimi – Bev, Mhev, Ev, Phev – di uso comune su media e social dove si dà tutto per scontato?
Un recente studio di Areté ci consegna questa risposta: “A prevalere è l’incertezza su quasi tutte le caratteristiche tecniche di questi modelli. Oltre 1 italiano su 2 è indeciso o possiede informazioni non corrette: il 39%, a esempio, ritiene che tutti i modelli ibridi siano a emissioni zero e il 61% è convinto che tutti questi modelli possano percorrere almeno 50 chilometri in modalità elettrica. Più di 1, inoltre, pensa che tutte le auto ibride abbiano bisogno della spina per ricaricarsi”.
E’ solo un estratto della ricerca di Areté. Vi consiglio, infine, di guardare un video realizzato da Altroconsumo che parla del viaggio su un’auto elettrica dal Nord al Centro Italia. Emergono aspetti interessanti e che sposano la realtà. Lo trovate su YouTube.