di Gian Primo Quagliano, presidente del Centro studi Promotor
Un’altra batosta per il mercato italiano dell’auto. In novembre sono state immatricolate 104.478 autovetture con un calo del 25% su novembre 2020 e del 31% su novembre 2019. Incide pesantemente sul bilancio delle immatricolazioni la crisi dei microchip che, secondo l’81% dei concessionari interpellati dal Centro Studi Promotor nel quadro della sua inchiesta congiunturale mensile, è la prima causa dell’attuale catastrofica situazione del mercato italiano delle autovetture.
In novembre si è notata, tuttavia, qualche attenuazione del peso della crisi dei microchip, anche perché un certo numero di acquirenti rinuncia all’auto che vorrebbe per scegliere tra quelle disponibili con consegna in tempi ragionevoli. Oltre alla questione dei microchip, vi sono tuttavia anche altri aspetti che condizionano pesantemente il mercato delle auto. In particolare, sempre secondo i concessionari, pesano la situazione economica generale (39% di indicazioni), l’emergenza sanitaria per il coronavirus (30%) e la demonizzazione del Diesel (28%).
Un altro elemento di debolezza per il mercato dell’auto è il disorientamento dei consumatori che si sta determinando in relazione alle campagne per sostenere la transizione all’elettrico. Molti automobilisti non si sentono ancora in condizione di passare all’elettrico, ma hanno forti remore ad acquistare auto ad alimentazione tradizionale per il timore che la nuova auto acquistata venga rapidamente messa “fuori corso” per l’avvento dell’elettrico.
Al disorientamento dei consumatori si aggiunge un notevole “turbamento” dei concessionari per l’intenzione dichiarata da diverse Case automobilistiche di voler passare ad altri tipi di organizzazione di vendita. In questo contesto negativo pesa poi anche il fatto che la pandemia ha ridotto l’uso dell’automobile e anche questo elemento incide negativamente sulla propensione all’acquisto di una nuova auto.
A tutto ciò si aggiunge che i finanziamenti per gli incentivi alle auto a zero emissioni o a basse emissioni e per quelle ad alimentazione tradizionale con emissioni non superiore a 135 grammi di CO2 al chilometro sono ormai completamente esauriti e, al momento, non si può prevedere se e quando verranno rinnovati.
In particolare, la legge Finanziaria per il 2022 non prevede nulla per l’automobile con grande disappunto degli operatori del settore ed anche degli automobilisti che si attendevano l’avvio di un piano organico con una congrua dotazione di incentivi per agevolare la transizione all’auto elettrica, che resta l’obiettivo fondamentale non solo degli ecologisti, ma anche della politica.
Sulla base delle dinamiche in atto si può prevedere che il mercato dell’auto chiuda il 2021 con 1.460.000 immatricolazioni, un livello veramente infimo, se si considera che per assicurare la regolare sostituzione del parco circolante italiano occorre un volume di immatricolazioni di 2.000.000 l’anno.
La conclusione è che il parco circolante italiano di autovetture, che è il più vecchio d’Europa, sarà ancora più vecchio, più inquinante e meno sicuro. Appare assolutamente incomprensibile l’atteggiamento del Governo che, mentre l’economia italiana nel suo complesso sta recuperando, non interviene per evitare che il comparto dell’auto, che ha un peso notevolissimo nell’economia del Paese, sia allo sbando.