di Adolfo De Stefani Cosentino, presidente di Federauto
Ormai la cosiddetta tempesta perfetta sul mondo automotive, tra vulnerabilità del sistema produttivo per carenza di materie prime e semiconduttori, transizione green, incentivi esauriti e conseguenze della pandemia, porta una continua decrescita del mercato auto, in una spirale negativa con effetti impietosi sui bilanci aziendali e i livelli di occupazione del comparto distributivo. Novembre è stato il quinto mese consecutivo con flessione a doppia cifra che porterà l’anno a chiudere sotto 1,5 milioni di pezzi: un livello davvero critico.
Purtroppo, nonostante le aperture manifestate dal Governo nel corso del Tavolo automotive lo scorso ottobre, al momento, il DDL Bilancio per il 2022 non prevede alcun finanziamento per l’acquisto di veicoli a zero e basse emissioni, interrompendo quel sostegno alle migliori tecnologie a oggi disponibili sul mercato, che è indispensabile per accompagnare la clientela nella difficile transizione verde. Tuttavia, auspichiamo che le recenti dichiarazioni del ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, possano, attraverso un emendamento governativo alla manovra, concretizzarsi in un piano d’azione strutturale e specifico per le autovetture e i veicoli commerciali leggeri per il prossimo triennio.
L’utilità delle risorse fino a oggi messe in campo si osserva sia nell’abbattimento progressivo della CO2 attraverso la sostituzione delle auto circolanti più vecchie, inquinanti e insicure, sia nella crescita delle vetture elettriche, la cui quota di mercato è in ascesa, ma con volumi ancora contenuti per raggiungere gli ambiziosi target fissati nel PNRR.
La leva strategica è nelle mani del Governo che deve imprimere, ora, la giusta accelerazione al processo di diffusione delle alimentazioni più ecologiche a ridotte emissioni, definendo un adeguato programma per l’automotive, inclusivo di sostegno alla domanda, sviluppo capillare dell’infrastruttura di ricarica e interventi di riconversione industriale. Il ritardo del mercato italiano, rispetto ai principali competitor europei, deve essere colmato in fretta al fine di rendere sostenibile, sul piano economico, sociale ed ambientale, la transizione ecologica nel nostro Paese. In caso contrario, gli obiettivi non saranno realisticamente raggiungibili.