Auto e piano incentivi promesso: ministri e vice battete un colpo
di Pierluigi Bonora
Che botta per il mercato dell’auto in Italia: -35,7% a ottobre sul 2020, un crollo simile (-35,9%) se si rapporta il dato con lo stesso mese del 2019, quando la pandemia non si era ancora presentata. Per il settore è allarme rosso, una situazione determinata dalla mancanza di materie prime e soprattutto di chip che porta a stop e rallentamenti delle produzioni, con le reti vendita che restano a secco. La concatenazione di eventi nuoce anche all’usato (-16,78%): non ci sono vetture nuove da vendere, quindi non si ricevono permute. E le poche auto di seconda mano sul mercato risultano più care.
«La complessa situazione e la pressione globale sul settore – avverte Adolfo De Stefani Cosentino, presidente di Federauto (concessionari) – rischiano di compromettere i già delicati equilibri delle reti commerciali che ancora non hanno interamente metabolizzato i danni causati dal Covid-19». Ottobre è il quarto mese che il mercato ha la febbre alta a causa della crisi dei chip, mentre dal governo, promesse e rassicurazioni a parte, non arrivano riscontri concreti.
Ecco allora Michele Crisci, presidente di Unrae, parlare di «sconcerto» vista «l’assenza nella bozza della Legge di Bilancio di qualsiasi misura per l’automotive, nonostante alcuni ministri e viceministri abbiano assicurato un imminente piano triennale di sostegni». Da Roma è d’obbligo una risposta immediata che delinei modi, tempi e finanziamenti (si è parlato di 3 miliardi in tre anni). Anche perché questa volta, più delle altre, il settore ha accolto con fiducia le rassicurazioni fatte, una fiducia che deve essere ripagata. Pena un contagio pericolosissimo ai danni del sistema Italia a cui si sommerebbe la mancanza di fiducia nei confronti di chi siede nelle stanze dei bottoni.