Auto e ideologia: carta “class action” e cambio di strategia
In questo inizio di 2020 è successo di tutto. Il riferimento riguarda il malgoverno sia centrale sia delle amministrazioni locali sul tema della mobilità. Il caso che ha fatto più clamore, tra i tanti, è il divieto a circolare che il Comune di Roma ha imposto anche ai veicoli con motore Diesel Euro 6. Ma come è possibile prendere decisioni del genere in difesa dell’ambiente quando è risaputo che queste motorizzazioni sono tra le più virtuose sul mercato? Si vuole abbattere l’anidride carbonica senza sapere che proprio questi propulsori sono in prima linea nella lotta al gas climalterante. Il paradosso è che si tolgono dalle strade gli Euro 6 Diesel per consentire la circolazione a vetture a benzina Euro 3, con oltre 19 anni di vita e con il doppio di emissioni di ossidi di azoto rispetto ai diesel Euro 6, nonché a ciclomotori estremamente vetusti e inquinanti, per tacere di quei mezzi pubblici che hanno oltre 15 anni di vita e sono autentiche “bombe ecologiche”.
E’ il festival dei controsensi: si continua a insistere sui metodi punitivi piuttosto che ragionare e prendere atto delle soluzioni che il settore da tempo propone a beneficio della qualità dell’aria. L’ideologia è una brutta bestia e chi ne viene invasato se ne frega apertamente dei problemi che causa; tanto, finché avrà un ruolo di potere, non ha di che preoccuparsene.
Che cosa possono fare i cittadini automobilisti? Quali azioni dovrebbero mettere in atto le associazioni della filiera fiancheggiate da quelle dei consumatori? L’assurdo è che si spingono le persone ad acquistare veicoli con basse emissioni (non necessariamente elettrificati, visti i listini), nuovi o anche usati, e dall’altra si adottano provvedimenti che ne impediscono l’utilizzo. Mi vengono in mente due cose: far partire una “class action” contro quelle amministrazioni locali (guarda caso composte dai partiti di governo) che adottano provvedimenti scriteriati, facendo valere tutte le ragioni scientifiche sull’inutilità del blocco e dei danni materiali che provoca a chi deve muoversi in automobile in quel determinato.
Quindi, un messaggio alle associazioni della filiera, indirizzato soprattutto a costruttori e concessionari: il ministro allo Sviluppo economico, il pentastellato Stefano Patuanelli, si è svegliato dopo un lungo torpore e ha deciso di convocare i Tavoli automotive “a tema” in tre sedute tra febbraio e marzo.
A questo punto, in segno di protesta, visto che puntualmente le richieste più urgenti formulate da anni non vengono considerate, sarebbe opportuno boicottare queste inutili riunioni, scegliendo invece di dare vita a riunioni pubbliche allo scopo di informare che dalla parte del torto è chi continua a permettere che in Italia circolino milioni di vetture ultra datate senza che i possessori siano incentivati a cambiarle. E’ questo il vero nodo da sciogliere. Si guardi di più al presente e non si perda del tempo a discutere sul sesso degli angeli.