di Gian Primo Quagliano, presidente del Centro studi Promotor
In ottobre 2021 sono state immatricolate in Italia 101.015 autovetture con un calo del 35,74% su ottobre 2020. Questa pesantissima contrazione è dovuta soprattutto alla crisi nelle forniture di microchip che ha determinato fermate produttive e forti rallentamenti nelle consegne di autovetture ai concessionari e conseguentemente ai clienti finali. Questa situazione non è destinata a risolversi a breve e se nei prossimi due mesi si determinasse, come è altamente probabile, un calo analogo a quello di ottobre, il mercato italiano delle autovetture chiuderebbe il 2021 con 1.432.000 immatricolazioni e, quindi, con un calo sui livelli precedenti la pandemia, cioè sul 2019, del 25,3%, che confermerebbe l’andamento del mercato dell’auto a tre cilindri.
La gravità della situazione è messa bene in luce dall’ultima inchiesta congiunturale del Centro Studi Promotor da cui emerge che a fine ottobre ben il 99% dei concessionari ha dichiarato di avere giacenze di auto nuove assolutamente insufficienti a soddisfare la domanda e per quanto riguarda le attese sulle vendite nei prossimi mesi, ben l’80% degli interpellati ha dichiarato di attendersi risultati fortemente negativi. Questa situazione ha ovviamente un impatto anche sui prezzi effettivi di vendita che vengono visti in crescita dal 54% dei concessionari.
Le difficoltà di fornitura di auto nuove hanno avuto un impatto significativo anche sulla domanda di auto usate perché una parte dei potenziali acquirenti di auto nuove ha ripiegato sul mercato dell’usato. Nel primo semestre le vendite di usato avevano avuto un andamento decisamente positivo, ma a partire da luglio la situazione è cambiata. Le giacenze di auto usate si sono rivelate insufficienti per far fronte alla domanda tantoché dalla già citata inchiesta congiunturale condotta a fine ottobre sui concessionari dal Centro Studi Promotor emerge che nel mese scorso le giacenze di auto usate sono state giudicate basse dal 96% dei concessionari interpellati. In parallelo con l’assottigliarsi delle giacenze si sono registrati crescenti tensioni sui prezzi che in giugno venivano giudicati alti dal 21%, mentre in ottobre la percentuale corrispondente si è attestata a quota 60.
Data la grave difficoltà delle forniture, per le Case automobilistiche si è avvertito meno il progressivo esaurirsi degli ecobonus e degli incentivi per l’acquisto di vetture con emissioni comprese tra 61 e 135 grammi di CO2 al chilometro. Al 2 novembre la situazione dei fondi residui per questi incentivi vede una disponibilità di 9,1 milioni per l’ecobonus e di 9,3 milioni per le auto con emissioni comprese tra 61 e 135 grammi di CO2 al chilometro, mentre restano fondi per 38,9 milioni per sostenere il mercato dell’usato.
È del tutto evidente che la scarsa disponibilità di auto, sia nuove che usate, rende meno urgente il problema del rifinanziamento degli incentivi necessari per compensare gli effetti negativi sul mercato dell’auto della pandemia. Il settore si attendeva che la proposta di Legge Finanziaria per il 2022 prevedesse un intervento organico per superare la fase di stop and go degli incentivi e per varare un piano per favorire la transizione ecologica nel mondo dell’auto. Così non è stato, ma il problema resta sul tavolo anche per evitare che i proclami sull’ambiente restino proclami e non abbiano invece immediati e significativi riscontri nella realtà quotidiana della gente.