“Si profila all’orizzonte un altro balzello per le quattro ruote” e in particolare per i veicoli storici. Lo denuncia l’Asi, Automotoclub Storico Italiano, sottolineando di essere “scesa subito in campo per opporsi a una manovra che potrebbe danneggiare l’intero settore“. Il riferimento è a un emendamento presentato al disegno di legge di conversione del Decreto Fiscale, che chiede l’abolizione dell’agevolazione fiscale per i veicoli che hanno ottenuto e riportato a libretto il certificato d’interesse storico e collezionistico, in particolare quelli con età compresa fra 20 e 29 anni.
Attualmente, questi veicoli pagano l’imposta ridotta del 50% come forma di tutela che facilita la loro conservazione ed evita la loro rottamazione o la vendita all’estero. Ma con le modifiche all’articolo 63 della legge 21 novembre 2000 questo “beneficio” verrebbe eliminato con “un provvedimento che – spiega l’Asi – metterebbe in difficoltà un settore già provato dalla pandemia e che, invece, andrebbe incentivato come eccellenza del ‘made in Italy’ “. Secondo l’analisi dell’Automotoclub Storico Italiano, con il Covid-19 il settore ha perso oltre mezzo miliardo di euro. Il 75% di questo valore – pari a 375 milioni di euro – si riferisce agli operatori professionali come artigiani, commercianti, micro e piccole imprese che si occupano di gestione, manutenzione, restauro e produzione di parti specifiche per i veicoli storici: attività che in regime di ”lockdown” avevano ridotto del 70% la loro operatività
”L’emendamento potrebbe avere effetti gravissimi nel settore – spiega il presidente di Asi, Alberto Scuro – e non solo sul piano economico. Si andrebbe anche a minare il valore culturale, attuale e futuro, di questi veicoli. Se la preoccupazione è che gli autoveicoli che godono della tutela fiscale (per una legge introdotta tre anni e ormai a regime) siano troppi, la si può facilmente smentire: in base ai dati della Motorizzazione al 2 novembre 2021, sono in tutto 66.050. Cioè lo 0,14% dei 47.564.572 autoveicoli circolanti in Italia e l’1,12% dei 5.908.824 autoveicoli ventennali”.
“Aggiungo che, oltre ad essere pochi, questi veicoli hanno chilometraggi annui bassissimi (1.000 chilometri circa) e che l’inquinamento da loro prodotto è assolutamente residuale. Andando a punire questa esigua minoranza di veicoli – osserva Scuro – i benefici per lo Stato sarebbero inconsistenti e si andrebbe a compromettere l’intera filiera professionale, si incentiverebbe la dispersione del nostro patrimonio e si spegnerebbero le prospettive occupazionali per molti giovani. Per il nostro Paese le perdite sarebbero decisamente superiori alle possibili entrate”. “Asi – conclude il presidente – farà tutto il possibile affinché tale emendamento non venga convertito in legge e per illustrare in maniera dettagliata il panorama del motorismo storico nazionale. Incentiviamo la mobilità green ma senza distruggere il passato”.