Asi: l’esperienza per certificare

di Roberto Valentini, direttore responsabile “La Manovella”

Già i primi pionieri del collezionismo – ci riferiamo per l’Italia agli anni Cinquanta – avevano come obiettivo quello di conservare i loro veicoli nelle condizioni di origine. La questione nasceva dall’esperienza più datata degli inglesi, che già negli anni Trenta organizzavano la rievocazione della London-Brighton, per la cui partecipazione avevano già predisposto una certificazione dei veicoli a cura di un’associazione privata di appassionati.

Questa prima esperienza ha fatto scuola e si è poi sviluppata nelle altre nazioni con la nascita di Club di appassionati. Nel 1966 la svolta, con la fondazione di Fiva e Autoclub Storico Italiano, con l’inizio di un percorso che porta alla creazione di una commissione per la certificazione dei veicoli. L’Italia si è da subito mostrata propositiva, organizzando a Firenze nell’autunno del 1967 il “Primo concorso europeo per la conservazione e il restauro delle automobili storiche”, abbinato al primo congresso europeo dei grandi collezionisti di vetture d’epoca.

È stato l’inizio di un lungo percorso che ha portato a perfezionare negli anni le procedure e ad ampliarle a tutti i veicoli. “Mentre la conservazione e il suo inseparabile strumento che è il restauro – diceva il compianto Angelo Tito Anselmi nel suo intervento – sono urgenti, ancora più urgente è procurarsi le basi informative, gli elementi descrittivi dell’archetipo al quale dobbiamo riferirci”. Concludeva il suo discorso con un appello: “Le ricerche e la conservazione delle automobili siano accompagnate o precedute dalle ricerche e dalla catalogazione delle fonti primarie di conoscenza”.

Un concetto che è stato interiorizzato e portato avanti nei decenni successivi da Asi, che oggi vanta un bagaglio di informazioni forse unico nel mondo, vista la considerazione che i Certificati di Identità rilasciati dal nostro ente, riscuotono a livello internazionale. Anno dopo anno la nostra Federazione ha saputo aggiornare e mettere a punto le procedure di certificazione, con particolare attenzione alla formazione dei Commissari tecnici, che vantano un bagaglio culturale personale di grande rilievo.

Come è noto, la struttura delle Commissioni tecniche prevede un continuo travaso delle informazioni tra gli specialisti di marca e modello, che svolgono un lavoro continuo di ricerca e studio dei modelli, dai più antichi ai più recenti. Dietro a ogni singola certificazione c’è un bagaglio di esperienze che nessun altro può vantare e il lavoro collegiale delle Commissioni rende queste nozioni fruibili a un numero sempre crescente di Commissari in continua formazione.

La figura del Commissario tecnico è basilare in questa attività. Il suo lavoro è la ricerca continua dell’originalità di ogni veicolo. I documenti vengono sovente confrontati tra loro alla ricerca della verità. Per Asi ogni veicolo è importante, sia esso un esemplare unico – che richiede un esame attento e molto documentato – o un modello molto diffuso, che potrebbe essere stato oggetto di modifiche e aggiornamenti, in alcuni casi poco pertinenti con la storia. Il confronto con i proprietari consente di migliorare e valorizzare ogni veicolo e renderlo una testimonianza fedele della storia.

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