Appello dalla filiera: misure  pro sostenibilità ambientale ed economica 

 

In una conferenza stampa congiunta, i presidenti delle tre Associazioni (Paolo Scudieri di Anfia,  Adolfo De Stefani Cosentino di Federauto, Michele Crisci di Unrae) hanno evidenziato i dati della  crisi indotta dalla pandemia nel 2020, con la perdita del 27,9% di autovetture, del 15,1% di veicoli  commerciali, del 14,4% di veicoli industriali, del 21,7% di rimorchi e semirimorchi e del 24,8% di  autobus. Gli incentivi approvati hanno mitigato in parte il calo delle immatricolazioni, di cui ha  beneficiato anche l’occupazione del settore, registrando quasi 100 milioni di ore di cassa integrazione  (più che raddoppiate nel confronto con il 2019) rispetto al totale di circa 3 miliardi di ore dell’intero  settore industriale. La svolta “green2, su cui da anni investono le Case automobilistiche e l’intera filiera automotive, ha  ricevuto impulso positivo dalle misure introdotte nel nostro Paese per reagire al “cigno nero” della  pandemia. Nel 2020, a fronte di un contestuale incentivo, sono state rottamate 125.000 vetture vetuste ed  inquinanti che hanno contribuito ad un risparmio di oltre 61mila tonnellate di CO2/anno. Nonostante  l’avvio della transizione verso la sostenibilità, l’Italia ha ancora il parco circolante autovetture tra i più  vecchi d’Europa, con un’età media di 11,5 anni contro gli 8 anni in Uk e i 9 anni in Germania e Francia.  All’attuale ritmo di sostituzione, per rinnovare l’intero parco italiano ci vorrebbero 27 anni. Ancora più  elevata l’età media dei veicoli industriali (13,6 anni), dei veicoli commerciali (12,5 anni) e degli autobus (12 anni).

Il beneficio delle misure di sostegno è terminato presto. Gli incentivi per i veicoli commerciali si sono  esauriti in pochi giorni, quelli per le autovetture sono in via di esaurimento. Da qui le proposte di Anfia,  Federauto e Unrae, che ribadiscono la necessità di un piano strategico per la filiera automotive, con  la partecipazione di tutti gli attori del settore, allo scopo di affrontare la transizione cominciando con  urgenza a rifinanziare i suddetti incentivi per l’anno in corso.

 

Paolo Scudieri, presidente di Anfia, ha dichiarato: “La mobility revolution implica, per la nostra filiera,  una transizione produttiva che richiede notevoli investimenti in nuove tecnologie: non solo elettrico, ma  anche idrogeno, connettività, autonomous driving e digitalizzazione dei processi. Una sfida per cui le  aziende necessitano del sostegno di interventi da attuare tramite il Recovery Plan per mantenerne alta la  competitività e rendere l’Italia attrattiva per nuovi investitori: rafforzare e semplificare gli strumenti di  politica industriale e rendere ugualmente accessibili alle imprese del Centro-Nord quelli per le regioni  obiettivo; sostenere non solo gli investimenti in R&I, ma anche gli investimenti di riconversione produttiva;  sì a programmi per la riqualificazione delle competenze, con misure di incentivazione fiscale e una  rinnovata offerta di servizi formativi; si estenda il Piano Transizione 4.0, si favoriscano l’aggregazione delle  Pmi e le operazioni di private equity. Le misure dedicate allo sviluppo infrastrutturale del Paese devono  riguardare rete di ricarica – nel giusto mix tra pubblica, privata e aziendale . infrastrutture per l’idrogeno,  tecnologie vehicle-to-grid e smart road. Queste proposte devono concorrere alla creazione di un piano che  comprenda l’istituzione di una task force pubblico-privata, in cui ministeri e associazioni competenti  possano mettere a frutto una proficua sinergia”.

 

Secondo il presidente di Federauto, Adolfo De Stefani Cosentino, “il 2020 ha avuto impatti  significativi sulle reti dei dealer che hanno dovuto fronteggiare un pesante calo del fatturato (mediamente  -25%) e un azzeramento della redditività aziendale. Il sostegno al mercato introdotto nella seconda parte  dell’anno, attraverso gli incentivi destinati alla domanda, ha consentito di arginare le perdite ma la strada  per ritornare in equilibrio è ancora tutta in salita. Un deciso cambio di passo, anche per accelerare il  rinnovo del parco circolante auto obsoleto e poco sicuro e colmare il gap competitivo con gli altri principali  Paesi dell’Europa, è rappresentato dalla riforma della fiscalità auto. La quota delle auto aziendali sul  mercato italiano è la più bassa (36%) se confrontata con quella di Germania (62,9%), Regno Unito (54,2%),  Francia (53,1%) e Spagna (49,8%) e un intervento sulla percentuale di detraibilità dell’Iva per gli acquisti effettuati da aziende e professionisti e sulla soglia di massima deducibilità dei costi, anche in ottica green,  non è più rinviabile. Inoltre, nell’ambito di una strategia complessiva di rilancio del settore automotive risultano imprescindibili una semplificazione e rimodulazione della tassa automobilistica e l’introduzione  di misure strutturali con orizzonte temporale medio-lungo per gli investimenti delle imprese di  autotrasporto”.

 

Michele Crisci, presidente di Unrae, ha affermato: “Da anni le Case produttrici destinano importanti  investimenti per progettare e costruire la nuova mobilità sostenibile. L’inattesa crisi globale ha ora  chiamato in causa anche i Governi, perché facciano la loro parte per accelerare il raggiungimento degli  obiettivi di uno sviluppo sostenibile che unisca crescita economica e rispetto dell’ambiente. Occorre una  pianificazione politica per guidare, nel breve e nel lungo periodo, la transizione verso la mobilità “green” compatibile con le esigenze economiche e sociali di un comparto da sempre trainante per l’economia del  nostro Paese. Per questi motivi – ha sottolineato Michele Crisci – ribadiamo la richiesta alle Istituzioni di  rifinanziare gli incentivi per le autovetture nella fascia 61-135 g/km CO2 e per i veicoli commerciali, nonché  di rendere strutturale fino al 2026 l’ecobonus per le autovetture fino a 60 g/km CO2. Senza dimenticare i  comparti del trasporto merci e persone per i quali è indifferibile l’incremento delle risorse per il rinnovo  delle flotte dei veicoli industriali e del parco autobus, con graduale spinta verso le alimentazioni  alternative. Infine, è assolutamente urgente modificare la normativa vigente sulle autovetture aziendali in  fringe benefit, adeguandola ai nuovi valori di emissione di CO2 in Wltp”.

 

 

 

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