di Gian Primo Quagliano, presidente del Centro studi Promotor
Il primo dato statistico sull’intero 2021, che è quello sulle immatricolazioni di autovetture, è purtroppo catastrofico. In Italia nello scorso anno sono state immatricolate 1.457.952 autovetture che è un livello molto lontano dal minimo necessario per assicurare la regolare sostituzione del nostro parco circolante (40 milioni di autovetture). La conseguenza di questa disastrosa situazione è un ulteriore invecchiamento delle auto che circolano sulle nostre strade con effetti fortemente negativi sia sull’inquinamento sia sulla sicurezza. Rispetto al 2020 le immatricolazioni del 2021 fanno registrare una crescita del 5,5%, ma il 2020 è stato, come tutti sappiamo, fortemente funestato dalla pandemia e dai lookdown e di conseguenza non fa testo. L’anno a cui fare riferimento è quello precedente la pandemia, cioè il 2019, nei cui confronti il mercato dell’auto ha accusato nello scorso anno un calo di ben il 23,9%.
Quello che più colpisce in questa situazione è, come sottolinea Unrae nel suo comunicato stampa del 30 dicembre, la decisione delle istituzioni di ignorare totalmente nella Legge di Bilancio incentivi per le autovetture e per i veicoli commerciali leggeri. E ciò nonostante impegni solenni pubblicamente e autorevolmente assunti. Sulla questione ha preso una posizione chiara e inequivocabile anche l’on. Gianluca Benamati, capogruppo del Pd nella Commissione Attività Produttive della Camera dei Deputati, e in prima linea, sia nel 2020 sia nel 2021, per promuovere soluzioni di tutela degli automobilisti, del settore dell’auto ed anche della salute e della incolumità dei cittadini minacciati da un parco circolante sempre più vecchio ed inquinante.
Venendo al 2022, in assenza di interventi immediati ed efficaci, la previsione del Centro Studi Promotor è di 1.500.000 immatricolazioni. Se così fosse, nel triennio 2020-2022 verrebbero immatricolate in Italia 4.339.708 contro il livello minimo di 6 milioni che sarebbe necessario per evitare un ulteriore decadimento del nostro vetusto parco auto.
I fattori che porteranno il 2022 ad attestarsi al livello assolutamente depresso di immatricolazioni di cui si è detto sono gli stessi che hanno determinato i disastrosi risultati del 2021 e cioè: il persistere della pandemia, l’economia in recupero ma con molti settori e molte persone ancora in difficoltà, la crisi del microchip, il disorientamento degli acquirenti in vista di una transizione ecologiche che si annuncia ma che non decolla, il turbamento dei concessionari per la decisione di molte Xase automobilistiche di voler superare il sistema di distribuzione basato sulle concessionarie.
In questo quadro, tutt’altro che rassicurante, è assolutamente necessario che venga varato, come si è fatto in altri Paesi, un progetto organico di transizione all’elettrico articolato in un piano triennale di incentivi per l’acquisto con rottamazione di vetture euro 6d con emissioni di CO2 contenute e per l’acquisto, con o senza rottamazione, di vetture elettriche. Questa misura che non dovrebbe essere stop and go ma strutturale dovrebbe prevedere uno stanziamento di almeno tre miliardi nel triennio, dovrebbe essere immediatamente affiancata da incentivi per lo sviluppo delle infrastrutture di ricarica, da un’azione di corretta informazione dell’utente, dall’indicazione delle fonti di finanziamento per la transizione all’elettrico, dall’indicazione delle misure compensative per neutralizzare l’effetto dei cali di occupazione e di produzione legati alla transizione ecologica e dall’indicazione delle direttrici da seguire per assicurare che il fabbisogno di energia elettrica generato dalla nuova mobilità sia coperto solo con fonti rinnovabili.
In mancanza, da parte del Parlamento e del Governo, di una corretta presa di coscienza della precarietà della situazione della mobilità e della necessità di provvedere con misure adeguate sul piano della qualità e dell’entità degli stanziamenti, la transizione all’elettrico rischia di diventare una pia illusione, con tutto quello che ne consegue.