Anfia, Unrae e Federauto: “Il credito d’imposta per rivitalizzare il settore”
Di fronte alle nuove sfide del settore automotive nel suo complesso, a partire dalle normative sulle emissioni, “per salvaguardare la competitività e l’occupazione della filiera è fondamentale accompagnarla nella transizione con interventi mirati. Supportare l’innovazione e la digitalizzazione dei sistemi produttivi, anche modificando il regime fiscale sulle spese di ricerca e sviluppo e incentivare i processi di aggregazione tra operatori appartenenti a supply chain tradizionalmente separate, rappresentano interventi chiave”.
Lo ha affermato Paolo Scudieri, presidente Anfia (Associazione nazionale filiera industria automobilistica), in occasione dell’incontro “Mobilità sostenibile: quali scelte nella transizione”, organizzato da Anfia, Federauto e Unrae, nell’ambito dell’Automotive dealer day. “È indispensabile rivedere la fiscalità automotive che influisce sulle scelte di acquisto di imprese, professionisti e famiglie”, ha aggiunto Adolfo De Stefani Cosentino, presidente di Federauto, sottolineando che “nel nostro Paese la percentuale di deducibilità dal reddito imponibile per le auto utilizzate da imprese e professioni è limitata al 20%, mentre nei principali Paesi Ue tali aliquote arrivano al 100%; in Italia l’Iva è detraibile solo al 40% mentre in tutti gli altri Paesi Ue è totalmente detraibile. Inoltre, la duplicazione d’imposta che subiscono i dealer quando acquistano un’autovettura usata da un soggetto che ha detratto l’Iva parzialmente (il 40%) non è accettabile e penalizza ingiustamente le nostre aziende”.
Inoltre, ha continuato Scudieri, “un altro importante fattore di competitività è la sperimentazione delle tecnologie della guida autonoma sul territorio, come sta avvenendo in Campania grazie al progetto Borgo 4.0, voluto da Anfia e supportato dalla Regione come prima piattaforma di ricerca in campi applicativi complementari. Sul fronte del capitale umano, è indispensabile lavorare all’evoluzione dell’offerta di servizi formativi, con indirizzi di studio rispondano alle rinnovate esigenze del settore, nonché favorire la riqualificazione del personale, anche introducendo un adeguato regime fiscale dei costi legati alla formazione“.
Tutto questo si rende necessario, ha sottolineato il presidente di Anfia, perché “una delle sfide di maggior impatto per la filiera industriale automotive è la riduzione delle emissioni di CO2 dei veicoli nuovi dell’Ue. In 22 anni, dal 1995 al 2017, in Ue, le emissioni delle auto sono diminuite del 36%. È impressionante che in soli 2 anni, dal 2018 al 2020, sia richiesto ai produttori un ulteriore decremento del 20%”. Secondo Scudieri, i target Ue al 2025 e al 2030 potranno essere raggiunti solo attraverso la vendita di una consistente quota di veicoli elettrificati – si prevede un parco di veicoli elettrici vicino ai 6 milioni al 2030, implicando una rapida infrastrutturazione (1 colonnina ogni 10 veicoli) – il che significa convertire le produzioni investendo ingenti risorse.
Per questo servono appunto interventi anche di sostegno fiscale. Sul tema è tornato a insistere anche il presidente di Federauto. “È auspicabile un intervento complessivo sulla fiscalità che miri ad allineare progressivamente l’Italia agli altri Paesi Ue e preveda l’introduzione della formula, già positivamente sperimentata in altri ambiti, del credito di imposta sull’acquisto del nuovo abbinato alla rottamazione di autovetture vecchie e per i lavori documentati di manutenzione e riparazione, al fine di favorire la sostituzione dei veicoli più inquinanti, l’emersione della base imponibile connessa alle attività del post-vendita e un parco circolante con sistemi di sicurezza attiva e passiva adeguati”, ha precisato Adolfo De Stefani Cosentino.
Michele Crisci, presidente di Unrae, ha concluso indicando che “per incidere efficacemente sulla qualità dell’aria nelle nostre città e sulla sicurezza stradale sia sempre più urgente intervenire sul rinnovo del parco circolante: occorre favorire la rottamazione di vetture inquinanti e poco sicure, sostituendole con veicoli di ultima generazione in un’ottica di neutralità tecnologica, e dare fine alle incomprensibili campagne ideologiche di demonizzazione sul diesel, che a oggi non hanno portato alcun risultato positivo e hanno anzi causato un aumento delle emissioni di CO2″.
In questa ottica, ha proseguito, “l’Unrae sostiene che, evitando ogni tipo di ulteriore gravame fiscale sul settore automobilistico già enormemente vessato, così come recentemente avvenuto con l’introduzione del cosiddetto malus sui veicoli nuovi, il Governo e le Amministrazioni centrali e locali dovrebbero occuparsi prioritariamente di rinnovare il vetusto parco auto italiano, con provvedimenti ragionati, bilanciati e strutturali.
L’Unrae “propone pertanto di favorire la rottamazione di vecchie auto ante Euro 4 con la concessione di un’agevolazione statale quale il credito di imposta (così come avviene per le ristrutturazioni edilizie); investire sulle infrastrutture di ricarica (gas, elettrico e idrogeno) e sulle smart road; creare una Cabina di Regia inter-istituzionale per delineare una strategia concreta e sostenibile con l’obiettivo di conseguire soluzioni utili all’ambiente, alla sicurezza dei cittadini, alla vitalità del settore automotive e in ultima istanza all’intero sistema economico nazionale”, ha concluso Crisci.