Foto: Sedili prodotti da un’azienda italiana pronti per la consegna

Anfia: chi cerca e chi no nella filiera una fusione

Anfia, l’associazione delle aziende della filiera automobilistica in Italia, fa un focus sulla situazione del settore dopo un anno e mezzo di crisi legata al Covid. Lo studio Anfia ed EY analizza la propensione dei fornitori automotive italiani a operazioni di integrazione e fusione che consentirebbero di sfruttare vantaggiose sinergie commerciali e di costo, e punta a capire quali sono gli strumenti che potrebbero facilitare questo processo. Oggetto della ricerca, aziende italiane localizzate principalmente al Nord, con dimensioni medie-piccole, circa la metà del campione ha un fatturato annuo inferiore ai 50 milioni di euro, ma con una forte vocazione a lavorare con e verso l’estero.

Emerge la difficoltà che le imprese già affrontavano in pre pandemia, più in particolare nel triennio 2016-2019. In questa fase il 38% degli intervistati ha affermato di aver vissuto un impatto negativo nel fatturato, peggiorato dal 2020 con lo scoppio della pandemia e il rallentamento delle attività. Solo il 7% dice di aver migliorato i propri bilanci nel periodo Covid, mentre un altro 7% non ha subito conseguenze rilevanti. Quasi la metà ha visto diminuito il proprio fatturato del 10-20%, mentre più di una su tre ha avuto perdite più pesanti.

Sul tema M&A la maggior parte degli intervistati preferisce mantenere dimensioni più contenute a favore di una specializzazione del proprio campo di attività. Quasi il 70% dei manager è infatti convinto che le dimensioni dell’azienda non costituiscano un limite per lo sviluppo del business nel prossimo triennio. Più di 4 su 10 ritengono che possedere maggiori strumenti finanziari non sia necessario per svilupparsi.

Sul fronte delle fusioni, il 43% dei manager si dichiara poco interessato. Il 57% degli intervistati valuterebbe molto positivamente l’aggregazione. Non convincono il mantenimento e il controllo della nuova realtà, il mantenimento dei livelli occupazionali, la suddivisione dei ruoli manageriali, la gestione del passaggio generazionale ma pure la monetizzazione della cessione delle attività di controllo. Significativi anche i dubbi sulla gestione dell’azienda, individuati come ragioni principali che frenano i manager dall’intraprendere operazioni di questo tipo. A questa riluttanza nei confronti di accorpamenti e fusioni si aggiunge il rischio, espresso dal presidente di Anfia, Paolo Scudieri, che tali operazioni possano limitarsi a sinergie e finiscano per esaurirsi in pochi anni, limitando così la validità dell’intero progetto.

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