di Federico Falsini
E siamo al 2022, febbraio. Sono ormai due anni che non parliamo altro che di pandemia, vaccini, restrizioni, mascherine e libertà. Quindi, non vedo perché aggiungere una ulteriore voce al coro popolare di “virologi della domenica”. Voglio tornare a parlare di ciò che amo, le moto. E delle loro incredibili somiglianze con le donne.
La moto va oltre la auto, lo sa bene chi ama le due ruote.
La si sceglie per la bellezza, per la potenza o per qualsiasi altra ragione. Non servono giustificazioni, basta il cuore. Se la trascuriamo, le prime volte che andiamo ad accenderla magari borbotta infastidita, ma quasi sempre poi cede il passo e tutto si risolve. Ci riempie di orgoglio quando ascoltiamo gli apprezzamenti delle persone che si avvicinano e non le staccano gli occhi di dosso.
E nutriamo un sentimento di disagio quando vediamo che senza autorizzazione si permettono di metterle le mani addosso. Perché la amiamo. Per i suoi pregi, per quei piccoli dettagli che ci hanno fatto schizzare i battiti cardiaci a mille tutte le volte che la guardiamo. Invero, è che possa essere una cotta passeggera, pronta a lasciare spazio a una nuova due ruote, ma che rimarrà nella propria vita come ricordi della adolescenza. Più spesso ci innamoriamo invece proprio dei difetti, che la rendono unica. E i quel caso magari la teniamo per tutta la vita. Proprio come le donne…