Altroconsumo: l’anomalia del prezzo della benzina
Contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, però, questa riduzione non si riflette in maniera proporzionale sui prezzi al consumo dei carburanti. Il prezzo ha subito un calo evidente in tutte le regioni, ma siamo molto lontani dalle variazioni di prezzo registrate sulla materia prima in questo periodo. Il prezzo alla pompa ha subito diminuzioni che in nessun caso superano il 10%. Bisogna precisare che sul prezzo finale incide pesantemente la componente fiscale che, soprattutto per quanto riguarda l’accisa, è fissa.
Anche se consideriamo il solo prezzo industriale, cioè quello che si paga al netto delle tasse, però, la situazione non cambia particolarmente: si passa da 0,61 euro del 16 gennaio a 0,51 euro del 1° aprile 2020. La diminuzione percentuale raddoppia, è vero, ma rimane piuttosto esigua (del 16%), contro una diminuzione della materia prima che, come abbiamo visto, è del 64%: quindi tre volte tanto.
Ma cosa succede nel resto d’Europa? Il confronto tra lo scenario italiano e quello degli altri Paesi fa emergere un divario piuttosto netto. Secondo le ultime rilevazioni, infatti, il prezzo industriale praticato in Italia risulta essere il terzo più alto in tutta Europa, dopo Malta e Finlandia. Lo scorso 20 gennaio, invece, i Paesi che praticavano prezzi industriali più alti del nostro erano ben 11, segnale che la diminuzione è stata più sensibile altrove rispetto che in Italia.
Questo dato risulta ancora più paradossale se si considera che siamo tra i maggiori produttori di carburante in Europa e che la quasi totalità del nostro fabbisogno (e parte anche di quello europeo) viene soddisfatto da carburante prodotto in Italia. Insomma, dati alla mano è evidente che la situazione del carburante in Italia stia seguendo dinamiche piuttosto strane.