Alex di nuovo a casa: la fiaba di Natale

di Roberta Pasero

E così è un’altra volta Natale. La giornata del lieto fine. Almeno nelle fiabe. Almeno nel cuore di chi vorrebbe ogni anno che si realizzasse la sua personalissima favola di Natale. Per far tornare indietro il tempo e ritrovare il 25 dicembre dei nostri anni più belli: il sorriso di una persona che non c’è più, un amore o un amico lasciati andare via, la salute o il lavoro svaniti, la spensieratezza e lo stupore perduti.

Favole di Natale per lo più irrealizzabili e allora ci si immedesima quando si può in quelle altrui. Favole condivise per esorcizzare tutti insieme le nostre fragilità. Per il Covid, il futuro, il chissà cosa sarà. 

In questi giorni c’è una favola che sta unendo l’Italia: Alex Zanardi è tornato a casa. A un anno e mezzo dall’incidente in handbike, dopo 18 mesi tra la morte e la vita, mesi di disperazione e di speranza, di coma, di interventi chirurgici e di terapie, ha lasciato l’ospedale di Vicenza e proseguirà l’ancora tortuoso percorso riabilitativo con la sua famiglia accanto, nell’abitazione di Noventa Padovana.

“Abbiamo aspettato a lungo che ciò accadesse e siamo felici che sia stato possibile ora, anche se in futuro ci saranno ancora ricoveri temporanei per riabilitazioni specifiche”, spiega la moglie Daniela Zanardi sul sito di Bmw Italia di cui l’ex pilota di F1 è brand ambassador. “Per il Covid Alex non ha incontrato amici e parte della famiglia per un anno e mezzo. Solo io, nostro figlio e la madre potevamo fargli visita, ma sempre solo una persona al giorno e solo per un’ora e mezza. Ora lui è nel suo ambiente familiare e quindi può tornare un minimo alla normalità. Questo gli dà ulteriore forza. Nelle cliniche Alex era in ottime mani, ma la sua casa è ancora la sua casa”.

Ed ecco che la favola di Natale di Alex Zanardi diventa quella di tutti noi. Perché è un inno alla vita. Alla voglia di ricominciare e di provare a realizzare le nostre personalissime favole di Natale, con le persone e i valori che realmente contano.

È un lieto fine non ancora definitivo quello di Zanardi, ma regala a tutti noi ciò che molte volte non troviamo più: la speranza. E un battito di tenerezza. 

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