Ivan Capelli, presidente di Aci Milano
Aci Milano e gli stati generali sulla sicurezza stradale
La sicurezza stradale è stata al centro di un nuovo convegno promosso dalla Commissione Mobilità dell’Automobile Club Milano quale incontro formativo professionale per gli iscritti all’Ordine dei Giornalisti e quale momento di riflessione per tutti gli operatori del settore. Gli esperti della Commissione Mobilità Acm si sono confrontati con quelli dell’Istituto nazionale di Statistica, dell’Automobile Club d’Italia, dell’Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici, dell’Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica, del Comune di Milano e di Regione Lombardia, sulla necessità di avere a disposizione i dati necessari per attuare analisi più complete e provvedimenti preventivi per sconfiggere la sinistrosità. “Ringrazio il presidente prof. Cesare Stevan e tutti i componenti della Commissione Mobilità Ac Milano per il lavoro svolto negli ultimi due anni e per aver promosso questa manifestazione che mette a confronto tanti esperti di sicurezza stradale”.
Con queste parole il presidente di Automobile Club Milano, Ivan Capelli, ha aperto i lavori ricordando la serie di incontri promossi nel recente passato dalla Commissione su vari temi quali la mobilità nell’area metropolitana, l’inquinamento atmosferico, lo sviluppo del trasporto pubblico locale, il trasporto dei bambini in auto, l’efficacia della legge sull’omicidio stradale, l’organizzazione della circolazione urbana, ecc.
L’intervento del presidente Capelli
“La prevenzione degli incidenti stradali sta molto a cuore al mondo Automobile Club”, ha sottolineato Capelli anche nella sua veste di vicepresidente dell’ACI, “e questa manifestazione è solo il primo appuntamento dell’anno 2018 che Ac Milano dedica a questo tema: numerose saranno le iniziative, in collaborazione con altri enti ed istituzioni, volte ad aumentare la consapevolezza di tutti gli utenti della strada”.
L’obiettivo Ue al 2020
Vittime stradali dimezzate entro il 2020? Sul raggiungimento dell’obiettivo europeo di dimezzare il numero di morti causati da incidenti stradali nel decennio 2010-2020, Automobile Club Milano ha presentato un approfondimento specifico per quanto concerne Milano e la Lombardia. “Essendoci grande variabilità da un anno all’altro”, ha illustrato l’ing. Lorenzo Rosti Rossini, della Commissione Mobilità dell’Ac Milano, curatore dello studio, “dovuta (per fortuna) al diminuito numero dei casi, abbiamo analizzato l’evoluzione dei dati statistici Aci Istat tra il 2010 e il 2016, confrontando anche le vittime di alcune categorie di utenti della strada (pedoni, ciclisti, motociclisti e automobilisti)”.
Ivan Capelli, presidente di Aci Milano
Si può fare
Valutando con criteri probabilistici l’andamento complessivo e quello delle singole categorie rispetto all’obiettivo teorico di abbattimento della mortalità, possiamo ritenere che l’obiettivo europeo sia ancora raggiungibile, a patto di un maggior sforzo di prevenzione. Nel dettaglio, considerando complessivamente questi 7 anni, vi sono però considerevoli differenze. “In Lombardia, ha sottolineato l’ing. Rosti Rossini, il trend di riduzione morti appare inaccettabile per i ciclisti e i pedoni (rispettivamente 366 morti e 587 morti). A Milano città è evidente che il rischio per gli automobilisti, alla velocità urbana, grazie a vetture sempre più protette, sta calando progressivamente, mentre si registra l’aumento degli incidenti mortali fra i motociclisti e i ciclomotoristi (108); è preoccupante il trend e la percentuale fra i pedoni (128) e risulta in peggioramento il trend dei ciclisti (32). ”Per proteggere i soggetti e le situazioni divenuti più a rischio, contribuendo quindi concretamente alla riduzione generale, Ac Milano chiede un cambio di passo nei metodi di indagine e nelle azioni di protezione, in quanto le azioni tradizionali, focalizzate soprattutto sui comportamenti, non garantiscono la trasformazione totale dei comportamenti errati in comportamenti virtuosi.
Tutti i numeri da sapere
Il presidente e il segretario della Commissione Mobilità Ac Milano, Cesare Stevan e Paolo Redaelli, hanno illustrato i più recenti dati disponibili sull’incidentalità stradale. Silvia Bruzzone, responsabile Rilevazione nazionale degli incidenti stradali dell’Istat, dopo aver ricordato come nel 2016 in Lombardia gli incidenti stradali siano stati 32.785 causando 434 morti e 45.435 feriti, ha evidenziato come il maggior numero di incidenti si sia verificato in ambito urbano (25.879, il 78,9% del totale) con 234 morti e 34.416 feriti. Lucia Pennisi, responsabile Area statistica dell’Automobile Club d’Italia, ha sottolineato l’importanza dell’elaborazione effettuata per localizzare gli incidenti stradali sulla rete viaria principale particolarmente utile per individuare le tratte più a rischio incidenti su cui effettuare le ispezioni. In Lombardia questa rete stradale si contraddistingue per un’alta densità di incidenti (con 1,35 incidenti per chilometro che è pari due volte la media nazionale) con un indice di mortalità pari a 2,34.
I punti neri della viabilità
I km più a rischio incidenti si trovano sulle tangenziali est e ovest milanesi e sulle strade statali 36 del lago di Como, 35 dei Giovi, 9 Emilia, 336 dell’Aeroporto della Malpensa. Il dibattito: come unire e/o armonizzare le banche dati Relativamente alla maggiore conoscenza e fruibilità dei dati, il responsabile tecnico del Centro Regionale di Governo e Monitoraggio della Sicurezza stradale della Regione Lombardia, Bruno Donno, ha concordato sul salto di qualità richiesto dall’Automobile Club: “Molte sono state le proposte per migliorare la conoscenza del fenomeno ma non hanno avuto finora seguito. Per il futuro si possono ipotizzare soluzioni a lungo e a breve termine. La soluzione ideale, di difficile attuazione, è certamente la creazione di un codice identificativo unico per ogni incidente stradale.
Armonizzare le banche dati
Più realizzabile, anche in via sperimentale, è l’armonizzazione di alcune banche dati esistenti identificando campi comuni che possono facilitare la tracciabilità dell’evento nei diversi aspetti di interesse delle informazioni. In ogni caso – ha sottolineato l’ing. Donno – sono necessarie volontà politica e leve normative per modificare l’attuale stato dell’arte”. Un possibile punto di contatto fra le esigenze delle varie banche dati è stato identificato da Stefano Desantis, dirigente responsabile Servizio Attuariato, Statistiche e Analisi banche dati dell’Ania, nella “creazione di un database di raccolta dati circa l’incidentalità stradale che, ancorché limitato a fattispecie di incidente con determinate caratteristiche (es. incidenti che abbiano causato solo danni fisici alla persona) sia il più esaustivo e rappresentativo possibile del fenomeno oggetto di analisi”
Tecnologie e privacy
I rappresentanti di due aziende aderenti all’Anfia: Tina Martino per Octo Telematics, Riccardo Tranquillini e Massimo Zenobi per Meta System, hanno illustrato gli sviluppi delle scatole nere evolute, approfondendo il loro apporto a una maggiore responsabilità individuale e collettiva. La loro evoluzione, inoltre, è stata valutata anche nell’ambito del nostro ordinamento. L’avvocato Filippo Rosada, componente della Commissione Mobilità dell’Automobile Club Milano, ha analizzato la utilizzabilità delle loro risultanze in giudizio e al loro valore probatorio nell’ambito del processo civile, accennando alla problematica della gestione dei dati personali in relazione alle novità della legislazione sulla privacy. “Il 25 maggio di quest’anno – ha evidenziato l’avv. Rosada – diventerà pienamente operativo in tutti i paesi dell’Unione europea un regolamento che prevede in caso di perdita dei dati multe fino a 20 milioni di euro per i privati e per le imprese non facenti parte di gruppi e fino al 4% del fatturato consolidato complessivo per i gruppi societari”.
Quali interventi attuare
“Poiché il 60% circa degli incidenti stradali in ambito urbano a Milano avviene sulla rete locale – ha sottolineato Giorgio Goggi, docente di urbanistica e componente della Commissione Mobilità Ac Milano – da tempo sono state sviluppate tecniche di moderazione del traffico che grazie alla riduzione sensibile della velocità ottengono una riduzione degli incidenti. In molti Paesi europei sono da tempo impiegate con risultati importanti. In Italia, purtroppo, sono ancora scarsamente impiegate o impiegate in modo anomalo”. “Per il futuro una volta individuata la rete della viabilità primaria – ha precisato Gian Paolo Corda, docente di Progettazione urbanistica e componente della Commissione Mobilità Ac Milano – occorre moltiplicare le aree pedonali, le zone 30, le zone a traffico limitato e le zone residenziali”. Un dato significativo fornito dal prof. Corda sull’opportunità di moderare la velocità riguarda la probabilità di decesso di un pedone in caso di impatto: a 50 km/h è pari all’80%, a 30 km/h è del 10%. Il commissario capo della Polizia Locale del Comune di Milano, Pietro Garbagnati, ha infine illustrato come a Milano “percorsi virtuosi per migliorare la sicurezza sulle strade urbane – sviluppando opere di riqualificazione urbana organiche e omogenee tra loro, intervenendo in modo ragionato sulla moderazione del traffico e rimodellando la rete stradale a favore di una concreta riduzione della sinistrosità – prendano avvio proprio dalla ricca banca dati informatizzata della Polizia Locale di Milano, che dal 1992 raccoglie e analizza tutti gli incidenti che si verificano all’interno dei confini comunali, integrata da un sofisticato sistema di risk management del territorio. Un esempio significativo sono le opere strutturali realizzate per abbattere la velocità in via Caterina da Forlì, mettendo in sicurezza un’intersezione stradale e introducendo in un reticolo stradale attiguo specifiche zone 30″.