Pasquier: “Vedere il mondo con gli occhi di chi vi abita”

di Roberta Pasero

“Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi”. Il pensiero di Marcel Proust è anche quello di Eric Pasquier, direttore generale di Renault Italia e viaggiatore da sempre. Ma con uno sguardo particolare: di chi si sofferma sui volti e le emozioni di chi quel mondo al di là dei confini quotidiani lo rende vivo, unico, indimenticabile.

Il viaggio è il motore della sua esistenza da quando era bambino.

“Mio padre era militare e obbligato a una vita itinerante. E noi con lui. Dunque, sono nato a Cherbourg, in Normandia, quasi per caso. Poi la Germania, un breve periodo in Francia, e l’Inghilterra. La fortuna era che imparavo le lingue straniere, la sfortuna che non riuscivo a conservare gli amici. A 18 anni avevo trascorso metà della mia vita all’estero e questo mi ha inculcato l’amore per il viaggio”.

Con souvenirs d’enfance vagabondi?

“No. Quello indelebile è in Francia. Trascorrevo le vacanze dai nonni nelle Alpi de l’Haute Touraine, una regione tra campagna e montagna con la straordinaria esplosione dei colori e dei profumi della Provenza. Tra fine giugno e inizio luglio laggiù è tutto color lavanda. Credo di non aver mai visto un posto così bello. A Parigi ho la fortuna di avere un giardino e nel giardino ho piantato la lavanda. Proprio perché il suo profumo risveglia i miei ricordi”.

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La sua vita “start & stop” è proseguita poi per il lavoro, dal Giappone al Messico, dall’Argentina all’Italia.

“Ho sempre cercato di imparare la lingua del posto, il passepartout migliore per conoscere davvero un Paese e integrarsi. Con il giapponese è stato più difficile, però ho provato a non essere un turista, ma un viaggiatore che cerca di vedere il mondo con gli occhi di chi vi abita”.

Se non avesse viaggiato così tanto, Eric Pasquier sarebbe Eric Pasquier?

“Chissà. Per me il viaggio è sempre stato ed è il punto focale dell’esistenza. Perché apre lo spirito, apre la mente. Perché viaggiando si impara a scoprire gli altri, ad aprirsi agli altri e ci si rende conto che il mondo non gira attorno al proprio io e alla propria casa, ma ci sono tante cose da vedere, tante culture diverse da cui imparare e tante opportunità di arricchimento culturale che sarebbe un vero peccato fermarsi”.

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A lezione di viaggio e anche di umiltà.

“Sì. Perché ci si rende conto che il modo di pensare e di reagire è differente in ogni Paese e, dunque, chi viaggia deve avere capacità di adattamento e di comprensione se vuole essere cittadino del mondo. Viaggiare insegna la tolleranza, dote indispensabile al giorno d’oggi”.

Molte automobili Renault hanno anche una vocazione turistica. a cominciare dalla storica R16, ma pure superfast come Alpine. Con quali automobili ama viaggiare?

“Mi piace la velocità, sono appassionato di Formula 1 e di corse automobilistiche e, dunque, mi sono divertito tanto a viaggiare al volante di Alpine, o tra gli altri marchi, di Porsche, possibilmente cabrio”.

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L’auto elettrica sta cambiando la filosofia del viaggio?

“Cambia il comportamento, perché invita a viaggi più in souplesse, meno rumorosi, più rilassanti e aumentando sempre più l’autonomia delle batterie non saranno più indicate soltanto per i week-end”.

Sant’Agostino diceva: “Il mondo è un libro e chi non viaggia ne conosce soltanto una pagina”. Quali pagine vorrebbe rileggere e quali le rimangono ancora da sfogliare?

“Il Messico per me è un Paese magico. Si prende l’auto e da Città del Messico, che si vada verso uno qualsiasi dei punti cardinali, in un’ora ci si ritrova in paesaggi e luoghi ricchi di emozioni, che sia Acapulco, Veracruz, verso il Chiapas o la bassa California. Mi manca invece l’Africa. Conosco soltanto il Marocco, ma adesso mi piacerebbe esplorarla, capirla, magari fare pure un safari. Il mio sogno, la mia prossima destinazione”.

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C’è un Paese dove vorrebbe fermarsi per sempre?

“Uno è troppo poco. Troppo piccolo. Oggi so che ho una casa a Minorca e una Parigi. Se penso a un domani, mi immagino qui, tra un’isola e una grande città. Poi se avrò salute e soldi vedrò”.


Minorca è il suo “buen retiro”?

“Da quando sono rientrato in Europa è l’endroit dove stare con i figli e con gli amici. E’ un luogo magnifico, una piccola isola patrimonio dell’Unesco, senza urbanizzazione selvaggia, protetta dal turismo di massa, con un mare e un clima bellissimi. E’ dove ricaricarsi prima di ripartire”.

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In questo suo mappamondo di emozioni l’Italia cosa rappresenta?

“L’italia per me è ancora molto immaginario. E’ quanto ho letto sui libri. E’ Leonardo da Vinci, è la moda, l’arte, la storia, il territorio, la gastronomia. E’ una ricchezza tutta da scoprire. In questi mesi ho passato forzatamente la maggior parte del tempo a Parigi e, dunque, la sto scoprendo a poco a poco, iniziando da Roma. Per prima cosa sono stato al Colosseo. Ho cominciato dal secolo 0, poi per tutta la giornata ho camminato per la città. Ed è stata un’emozione unica, fortissima, come vivere duemila anni in un solo giorno. Ma non è straordinario?”.

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