Incentivi esauriti e dealers nel caos: governo sempre più sordo
Undici giorni e gli incentivi stanziati dal governo a beneficio di acquista una vettura Euro 6 diesel o benzina sono andati esauriti: 100 milioni dei 500 messi a disposizione dall’1 settembre al 31 dicembre. Di questi, 90 milioni riguardano il sistema delle colonnine di ricarica e i restanti 310 i veicoli elettrici, ibridi con la spina e ibridi. A volatilizzarsi in poco tempo, come prevedibile, sono stati i fondi relativi alla classe di emissioni di CO2 da 91 a 110 grammi al chilometro. La stessa cosa era accaduta ad agosto, in occasione della prima mini ondata di bonus: 50 milioni.
Unrae (i costruttori esteri che operano in Italia) ha più volte sollecitato il governo di ipotizzare sistemi di travaso delle risorse, da una classe all’altra, una volta che si fosse arrivati all’esaurimento di una delle dotazioni o di immaginare un fondo complessivo per tutti i veicoli agevolati. Richiesta rimasta lettera morta, vista la propensione del governo, in particolare dell’area grillina, di favorire con priorità le auto elettrificate, non tenendo conto dell’esigenza di rinnovare un parco circolante che per il 60% è costituito da veicoli, a benzina e diesel, vecchi di oltre 11 anni, inquinanti e ormai per nulla sicuri. A cui si aggiunge la maggiore convenienza, per le famiglie italiane, a optare per automezzi – anche usati – con motori tradizionali, più economici e sempre pronti all’uso per la disponibilità capillare di benzina, diesel e delle pompe a gas.
Ad aggravare la situazione, poi, come denuncia Unrae, è la solita burocrazia. «Per i concessionari – si legge in una nota – sussiste una strozzatura funzionale che di fatto crea problemi ai clienti finali. La piattaforma che gestisce l’ecobonus, infatti, prevede un limite di 50 pratiche al giorno per ogni concessionario registrato. La conseguenza è che, con i fondi agli sgoccioli, nella categoria 91-110 un consumatore che pure ha concluso l’acquisto, rischia di non vedersi concedere gli sconti perché la pratica è stata completata quando ormai i fondi erano finiti». Una situazione che lascia nel caos i concessionari, costretti a gestire da soli reclami e preoccupazioni dei clienti.
In gioco c’è la tenuta di un comparto che nel Paese occupa 160mila addetti, solo nell’area commerciale, e fattura oltre 50 miliardi.
A mio avviso, ci saranno sempre problemi finché i vari governi adotteranno solo misure di “emergenza” per rilanciare questo settore. Queste operazioni a “spot” oltre a non dare continuità di vendita costano tanto e non danno certezze. Più necessarie, sarebbero misure idonee a dare continuità di vendita (es. Scarico fiscale alle famiglie, possibilità di rientrare dell’Iva ecc.)