Fenoglio lascia i camion Unrae: difficile eredità da raccogliere
Franco Fenoglio non è più presidente di Unrae (Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri) dove era stato eletto nell’ottobre del 2015. Nel motivare le dimissioni, Fenoglio, 67 anni, che ricopre il ruolo di presidente e amministratore delegato di Italscania, sottolinea come “sia giunto il momento di lasciare che qualcun altro assuma la guida della sezione con un nuovo progetto per il prossimo triennio”. E si augura che “anche grazie al lavoro di Unrae, il settore del trasporto possa continuare a godere della giusta attenzione e acquisire sempre più importanza”.
Fenoglio, piemontese doc, manager di grande esperienza, con trascorsi e ruoli di responsabilità in Iveco e Piaggio, negli anni in cui ha guidato Unrae Veicoli Industriali, è riuscito a far riconoscere al settore tutta la sua importanza e centralità per far funzionare il Sistema Paese. Un ingranaggio al quale l’economia non può rinunciare. Per Unrae la sua uscita di scena, peraltro nell’aria da qualche tempo, rappresenta sicuramente un duro colpo. Al di là di convenevoli e ringraziamenti, Fenoglio deve aver visto non riconosciuta o, peggio ancora, sottovalutata l’importanza che il comparto riveste. E lo si è visto, di recente, in occasione del lockdown quando ad assicurare i rifornimenti essenziali, con l’Italia bloccata dalla pandemia, erano proprio gli autotrasportatori: eroi per due mesi e dimenticati (anzi in procinto di essere puniti con l’aumento delle accise sul gasolio) nel momento in cui il governo ha affrontato il tema dei sostegni all’automotive.
E anche qui, almeno secondo le ultime decisioni, i veicoli industriali, fino a qualche mese fa idolatrati, sono finiti nel dimenticatoio. Fenoglio ha lottato per portare alla luce i problemi di un settore che – guardando alla ricerca e all’innovazione a proposito di sostenibilità, sicurezza e guida autonoma – è già nel futuro. Nell’ultima sua conferenza stampa, lo scorso maggio, aveva nuovamente rimarcato le questioni aperte e le conseguenze gravi, a livello occupazionale ed economico, che una mancata considerazione avrebbe portato, con il rischio di far fuggire all’estero le imprese del trasporto e della logistica, e mettere in ginocchio un indotto fatto di piccole e medie imprese. Per non parlare, altro tema caro al presidente uscente, della necessità di formare almeno 20mila nuovi autisti per i prossimi anni, pena consegnare l’autotrasporto a sempre più operatori provenienti dall’estero e dare spazio alla concorrenza sleale.
Fenoglio, nel 2016, aveva ricevuto da #FORUMAutoMotive il primo di una serie di riconoscimenti (“Manager dell’anno”) proprio per essere riuscito a sdoganare il settore dei veicoli industriali, facendo parlare di esso i media (non solo quelli specializzati) e portandolo all’attenzione del governo. “Di camion si parla solo quando c’è un brutto incidente stradale, e mai o poco del ruolo fondamentale che i veicoli industriali rivestono per un Paese“, ripete spesso Fenoglio.
Non sappiamo, ora, cosa Unrae deciderà sulla sezione Veicoli Industriali: vero è che chi subentrerà a Fenoglio sarà chiamato a un forte impegno in linea con la strategia adottata dal predecessore con la priorità di cercare, a livello politico, sponde realmente capaci di incidere sulle scelte finali. Oltre a cercare di unire gli sforzi in misura maggiore tra le stesse associazioni di categoria: il fine, del resto, rimane sempre lo stesso.