Blasetti: “Il mio master? In officina. Vado pazzo per auto e moto d’epoca”

 

di Roberta Pasero

Per raccontare una vita parallela a volte conviene cominciare dai titoli di coda. Soprattutto se il film è “Roma” di Federico Fellini e la musica quella di Nino Rota. Chi ama il cinema l’ha bene impressa la lunga sequenza notturna di motociclette rombanti in una magica e immortale città deserta, illuminata soltanto dai fari delle maxi del tempo.

Trentotto anni dopo, la stessa suggestione felliniana nella Roma by night ha saputo ricrearla con meticolosa creatività Eugenio Blasetti: di giorno è il direttore comunicazione di Mercedes Benz Italia, di sera e nei fine settimana è un collezionista di auto e moto d’epoca e coordinatore di un gruppo di 250 motociclisti pronti a seguirlo sulle strade dell’avventura. E delle rievocazioni, come questa cinematografica di poche settimane fa. “E’ stato il nostro omaggio a Fellini nel centenario della sua nascita: stesso itinerario, stesse motociclette e quando possibile anche stesso abbigliamento primi anni Settanta”, spiega Blasetti.

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Un viaggio nel tempo cominciato quando?

“Le macchine e le moto d’epoca mi sono sempre piaciute. Una passione innata. E mi sono sempre divertito anche ad aggiustarle, a trasformarle. Da ragazzino elaboravo le moto per gli amici, frequentavo meccanici e carrozzieri, poi crescendo ho iniziato ad acquistare e vendere due e quattro ruote. Una, in particolare, mi è rimasta nel cuore: una Porsche 911 acquistata quasi interamente con i miei risparmi. Pensavo fosse soltanto passione, all’inizio non mi rendevo conto che poteva essere un lavoro. Il lavoro dei sogni”.

A chi ha rubato il mestiere?

“Non certo a qualcuno di famiglia. Mio padre era un medico serio e rigoroso e considerava il lavoro manuale qualcosa di degradante. E lui e mia madre, che pur era un’infermiera molto estrosa e creativa, cominciarono a domandarsi e a domandarmi perché mentre studiavo economia e commercio non mi limitavo a guidare la mia Gollf GTI, ma perdevo tempo a comprare, aggiustare e vendere motori”.

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Invece, per lei era come fare un master, non all’università ma in officina.

“Infatti quando, una volta laureato, feci il colloquio per entrare in Mercedes sbaragliai i concorrenti perché avevo una competenza sul campo incredibile. E come primo incarico mi misero a fare il consulente economico proprio delle officine per poi passare al marketing”.

Da ragazzo immaginava che saremmo arrivati ad avere auto a guida autonoma, ipertecnologiche e full electric?

“Tutti noi della generazione baby boomers, che abbiamo vissuto in un’epoca orientata verso la prestazione e attraversata dalla crisi petrolifera del 1973, avevamo una fiducia smisurata nella tecnologia, e immaginavamo di arrivare a traguardi incredibili. Quello che non sapevamo è che la tecnologia dovesse diventare rispettosa dell’ambiente. Non lo pensavamo nemmeno”.

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Intanto, la sua passione per i motori si è trasformata poi in collezionismo.

“Una collezione di youngtimer. Oggi ho una quarantina di moto maxi di grande cilindrata, giapponesi ma anche italiane, inglesi e tedesche. E ho 3 Mercedes, una SEC, una 190, una 200 cabrio. Tutte anni Settanta e Ottanta, appunto, il periodo che mi piace di più. Anche per raffrontare la storia con il presente. E ho anche un pulmino MB100AMG, forse l’unico in Italia di una settantina di esemplari prodotti e che ho “ricostruito” lentamente, andando a cercare i pezzi di ricambio in tutta Europa”.

Perché proprio gli anni Settanta e Ottanta?

“Le auto e le moto d’epoca per me sono macchine del tempo. Quando salgo è come se tornassi indietro negli anni. E gli anni che voglio rivivere sono quelli della mia adolescenza e della mia giovinezza. E’ un po’ come trattenere il tempo, provare a fermarlo. Se poi si ascolta la colonna sonora di quegli anni, il transfer è completo”.

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Per questo lei che è anche appassionato di musica ha creato una compilation incredibile di 1.200 brani che ha pazientemente catalogato anno per anno?

“L’ho fatto con un approccio sistematico per legarla a volti, episodi, storie della mia vita. Perché la musica è come la visualizzazione di uno dei sensi e si porta dietro una serie di ricordi, anche quelli non vissuti”.

Conserva le sue moto e le sue auto come pezzi da museo oppure le fa ancora viaggiare?

“Le ammiro, certo, perché sono belle da guardare. Con i colori accesi, quasi violenti, con tante cromature, con quel metallo che luccicava e le rende ancora oggi affascinanti. Però soprattutto le guido sempre nei fine settimana e a volte la sera. Coordino un gruppo di 250 appassionati che diventano 3.500 su Facebook, e con loro organizziamo raduni oppure rievocazioni come, appunto, l’omaggio a Fellini. Cerchiamo piazze di volta in volta differenti, luoghi di contaminazione dove ci siano anche altre macchine o motociclette d’epoca perché ci piace vivere insieme la bellezza di Roma. Ogni volta siamo almeno una quarantina, dai 35 agli 80 anni, condividiamo la stessa passione. Entriamo nella macchina del tempo e ci basta accendere il motore per tornare ragazzi”.

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