Foto: Thomas Maccabelli

Mobilità “green”: l’auto elettrificata

a cura di Safe-Drive (foto: Thomas Maccabelli)

Le sei auto del test “Ibrido per tutti” davanti al Castello di Chignolo Po (Pavia)

Le ibride piacciono… passaparola. Nulla è più obiettivo dei numeri per confermare questa tendenza. Malgrado il lockdown, da gennaio a giugno 2020, rispetto al medesimo periodo del 2019, le immatricolazioni di Full e Mild Hybrid sono cresciute da 55.704 a 62.703 unità. Meglio hanno fatto le ibride ricaricabili che, nello stesso lasso di tempo, sono più che raddoppiate, passando da 2.498 a 5.796 esemplari.

Sulle auto ibride, tuttavia, esiste ancora qualche pregiudizio e molta confusione, nonostante questa tecnologia sia stata sdoganata nel 1998 da Toyota, seguita nel 2000 da Honda, e malgrado nelle grandi città, come Roma e Milano, molti l’abbiano conosciuta salendo su uno dei tanti taxi ibridi.

Per prima cosa, occorre sapere che il gruppo propulsore di un’auto ibrida è formato da uno o due motori elettrici, da un motore termico, Diesel o benzina, da un pacco batterie e quasi sempre da una trasmissione automatica. Le ibride, poi, si dividono in tre tipologie.

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Mild Hybrid, l’ibrido dolce, è la categoria con la tecnologia meno impegnativa. In pratica, utilizza il propulsore elettrico come ausilio a quello termico nelle fasi di messa in moto, accelerazione, ripresa. Solo per poche decine di metri questa vettura procede in elettrico puro. La batteria si ricarica in rilascio o con la frenata rigenerativa, o con la combinazione di entrambe le modalità.

Le Full Hybrid sono in grado di procedere con la sola spinta del motore elettrico per alcune centinaia di metri o durante il “veleggiamento”. L’autonomia e le prestazioni sono limitate dalla potenza della batteria, che si ricarica con il motore termico al minimo o in movimento e con la frenata rigenerativa.

L’avviamento è sempre in elettrico

Le Plug-in Hybrid, ibride ricaricabili, hanno la medesima tecnologia delle Full Hybrid ma ampliano l’utilizzo a emissioni zero fino e oltre 50-60 km. Perché il pacco batterie è molto più potente ed è ricaricabile. A una normale presa domestica (in 6-8 ore), a una Wallbox o a una colonnina pubblica in circa 2/4 ore. Quando la batteria non ha sufficiente energia, le ibride plug-in procedono normalmente con il motore termico che, a sua volta, provvede a far immagazzinare energia agli accumulatori insieme con la frenata rigenerativa.

La convenienza di un’auto ibrida si misura in termini di incentivi statali e di bollo scontato, perché si paga solo sui cavalli del motore termico, di agevolazioni, come poter accedere liberamente e gratuitamente nelle ZTL e di bypassare i blocchi del traffico, a seconda della zona di residenza.

Altri vantaggi pratici sono l’abbattimento dell’inquinamento acustico, perché le emissioni sonore del gruppo ibrido sono molto più basse di quelle del motore a scoppio, e il taglio dei consumi di carburante, specie in città dove l’auto ibrida nel traffico caotico con il continuo “stop and go” carica più velocemente la batteria e aumenta la parte di marcia con l’ausilio della propulsione elettrica.

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Il test di Safe-Drive dedicato alle vetture ibride si è tenuto in un’affascinante cornice, il Castello di Chignolo Po, blasonata residenza immersa nelle campagne pavesi. Conosciuto anche come “la Versailles della Lombardia”, oggi grazie alla cura e alla dedizione degli attuali proprietari è possibile visitarlo. Attraversare le splendide stanze ricche di affreschi, stucchi e statue è un po’ come rivivere l’atmosfera di un tempo passato, quando qui soggiornavano personaggi illustri.

Al fascino e all’autorevolezza della location si è sommato il prezioso contributo offerto dai partner tecnici di Safe-Drive, che hanno partecipato alla messa a punto dei modelli protagonisti di questo approfondimento sul mondo dell’ibrido a quattro ruote. Importanti, in una prova di auto elettrificate, è stata la scelta delle gomme consigliate dai tecnici Hankook, che grazie a un perfetto rotolamento, alla corretta pressione e all’utilizzo di materie prime speciali possono contribuire a fare consumare tra lo 0,4 e lo 0,8% in meno di carburante. Preziosi anche gli esperti meccanici della rete “A Posto” di Rhiag, che hanno con competenza verificato le condizioni di salute di ciascuna delle sei vetture del test collegandosi via Bluetooth all’auto per avere un quadro preciso di ogni organo. Agli uomini Bosch, multinazionale leader nella produzione di dispositivi di sicurezza per le automobili, è stato riservato il compito di monitorare la reattività dei sistemi elettronici, dai dispositivi del controllo di trazione agli Adas, i sistemi avanzati di assistenza alla guida, utili nel traffico per evitare incidenti causati dalla distrazione.

Ecco, per ciascuno dei veicoli protagonisti di questa kermesse, le impressioni di chi le ha guidate sulle strade intorno a Chignolo Po.

DS 7 Crossback (ibrida ricaricabile)

di Marta Covioli

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Del marchio DS si è parlato tanto, così come della sua ammiraglia DS 7 Crossback, descrivendone lo stile, il lusso, il savoir-faire francese. E non se ne poteva fare a meno, poiché questo modello ha tante frecce nel suo arco. Questa volta, però, l’attenzione si concentra su una versione chiave, in un tempo in cui la parola “green”, che fa rima con mobilità sostenibile, è sempre più diffusa nel mondo automotive.

La Suv francese ha, infatti, accolto in gamma anche un modello ibrido ricaricabile, chiamato DS 7 Crossback E-Tense, che Safe-Drive ha guidato nell’allestimento Grand Chic a quattro ruote motrici e trasmissione automatica a otto rapporti.

Lo stile rimane quello già noto: linee da Suv autorevoli ed eleganti, mascherina extralarge, fari dalla particolare lavorazione a scaglie luminose, doppio terminale di scarico e cerchi bicolor da 19 pollici. La carrozzeria non cambia affatto in quanto lo spazio per alloggiare motore elettrico e pacco batterie era parte integrante del progetto originale. Gli interni sono frutto di un vero e proprio studio di stile che si ispira all’Haute Couture realizzato con materiali e rivestimenti di indubbia qualità. Due scelte spiccano: l’ampio tunnel centrale e la ridondante forma romboidale, o a punta di diamante, che richiama con autoreferenzialità la Piramide del Louvre.

E-Tense è dotata di un motore benzina 1.6 turbocompresso da 200 cv e due motori elettrici, per una potenza combinata di 300 cv e 520 Nm di coppia. La batteria da 13.2 kWh pesa 120 kg ed è alloggiata sotto al divanetto posteriore. I tempi di ricarica, usando una wallbox da 32 Ampere, sono rapidi: meno di due ore per una ricarica completa. Inoltre, frutto del know-how acquisito in Formula E, DS 7 Crossback E-Tense 4×4 immagazzina energia elettrica in decelerazione e in frenata e prolunga la durata della carica della batteria.

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Tutte le informazioni sul funzionamento della propulsione ibrida vengono fornite in modo chiaro sull’ampio display al centro della plancia e sul quadro strumenti interamente digitale. L’autonomia in puro elettrico può raggiungere i 58 km, a patto di non superare i 135 km/h di velocità massima. Una luce a led blu collocata sotto lo specchietto retrovisore centrale avvisa che si sta marciando a emissioni zero e si rivela molto utile nei centri urbani che pongono restrizioni alle vetture con motore termico.

Quando si preme il pulsante di accensione, sul quadro strumenti appare il messaggio “Ready” per avvertire che la DS è pronta a partire. Una segnalazione fondamentale, poiché non ci sono rumori o vibrazioni. Le modalità di guida sono cinque. Quella Elettrica, se la batteria è carica, è predefinita e viene indicata come detto dal Led blu acceso. In modalità Ibrida, la DS gestisce in maniera autonoma la scelta tra alimentazione a benzina, elettrica oppure entrambe. La Sport consente di mettere alla frusta i 300 cv di potenza combinata e disporre di un assetto enfatizzato dalle sospensioni attive.

In modalità Comfort è sempre merito delle Active Scan Suspension se la Ds sembra stirare le irregolarità dell’asfalto e del pavé. La modalità Trazione integrale, invece, aiuta nelle condizioni di aderenza più difficili e permette il superamento di bassi guadi a velocità moderata. La funzione e-Save, infine, conserva l’elettricità immagazzinata, che può essere utilizzata quando se ne ha necessità.

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Interessanti i dati sul consumo medio che, in base a quanto dichiarato da DS, è di soli 1,3 litri/100km, circa 83 km con un litro di verde, con emissioni di CO2 pari a 34 g/km. Per parcheggiare nel garage di casa, DS 7 Crossback E-Tense 4×4 nell’allestimento Grand Chic servono 54.400 euro. In aiuto vengono gli incentivi che in caso di rottamazione possono essere a quattro zeri.

Ford Puma (Mild Hybrid) 

di Michele Fontana       

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Una crossover vale un quarto dell’intero mercato auto. Averne una in gamma, per un marchio generalista, è diventato imprescindibile. E’ così che Ford ha deciso di affidare al consolidato nome Puma il compito di interpretare questa nuova missione. Da oggi, Puma, in casa Ford, significa crossover, anzi, per l’esattezza dallo scorso mese di gennaio, quando è stata consegnata alle concessionarie. I primi risultati di vendita sono stati entusiasmanti, poi la pausa Covid-19 ha congelato la crescita, ma le premesse per la ripresa ci sono tutte. Quali sono le ragioni di quello che possiamo già definire un successo?

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Innanzitutto, l’aspetto. Ford Puma, secondo sondaggi, piace, e molto. I designer hanno preso in prestito alcune soluzioni stilistiche da segmenti superiori e di lusso adattandole a proporzioni più contenute, senza rinunciare a una apprezzabile dose di personalità.

Se è vero che un’automobile, specie in Italia, viene scelta principalmente per il suo aspetto estetico, è altrettanto risaputo che la mancanza di ampi e versatili spazi interni allontana il cliente dall’acquisto. Ecco, dunque, il secondo punto di forza di questa vettura; gli ingegneri hanno giocato con i volumi e uno dei risultati più originali è costituito da quello che hanno chiamato mega-box. Si tratta di un vano aggiuntivo sotto il piano bagagli. Ben 80 litri di volume extra, insospettabilmente utili, soprattutto per stivare oggetti sporchi come potrebbero essere le scarpe infangate dopo una escursione in montagna, gli indumenti dopo un’attività sportiva, gli stivali per la pesca e via dicendo. La pulizia dopo è semplicissima: si apre il tappo sul fondo, si risciacqua con una semplice manichetta d’acqua e tutto torna pulito in un attimo.

Naturalmente, Puma ha anche un lato altamente tecnologico. In sostanza gode di tutti i sistemi elettronici di sicurezza adottati da Ford. E si sa quanto la lista sia lunga. Ma non solo. La nuova crossover si distingue per il suo alto grado di connettività che la proietta letteralmente nel futuro; la strada, in sostanza, che avvicina alla guida autonoma.

Il cuore della prova di Safe-Drive è la versione elettrificata in modo semplice ed efficace, la Mild Hybrid. Per averla bastano soli 500 euro da aggiungere alla versione tradizionale equipaggiata con il pluri-collaudato 1.0 Ecoboost benzina nelle declinazioni da 125 e 155 cavalli.

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La differenza sta in uno starter/generator da 11,5 kW che sostituisce l’alternatore standard. L’ausilio elettrico contempla anche il recupero dell’energia nelle decelerazioni e la ricarica di un pacco batterie agli ioni di litio. Questo sistema si prende carico di tutte le utenze elettriche ed elettroniche della vettura sgravando dal compito il motore endotermico.

Alla guida, la differenza tra la versione Mild Hybrid e quella tradizionale è davvero sottile, quasi impercettibile. I vantaggi però ci sono e si traducono in un 15% di risparmio sui consumi, emissioni più contenute e non ultima la possibilità di eludere le limitazioni di traffico. Il prezzo di Ford Puma Ibrida parte da 23.250 euro.

Lancia Ypsilon (Mild Hybrid) 

di Alice Aschedamini

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Il progetto EcoChic nasce 11 anni fa. Un vero marchio nel marchio pensato dalla Casa automobilistica Lancia per presentare le versioni ecologiche di Ypsilon e Musa. Nel 2009 però i piani di elettrificazione non erano ancora diventati una realtà vera e propria, per lo meno non nella testa degli automobilisti. I produttori di automobili avevano già iniziato a introdurre sul mercato le prime vetture ibride, ma un decennio fa la mobilità green passava principalmente attraverso le varianti bi-fuel; con il nome EcoChic nel 2009 Lancia presentò infatti Ypsilon e Musa a doppia alimentazione benzina/Gpl.

Oggi i tempi sono più che maturi per aggiungere alla gamma anche una variante ibrida. La regina di Casa, Ypsilon, si fregia quindi anche di un’altra medaglia al merito, quella di diventare una vettura rispettosa dell’ambiente, oltre all’onore di essere da sempre una delle vetture più amate dagli italiani: nella classifica delle auto più vendute in Italia, nel 2019, è al secondo posto, con oltre 44mila immatricolazioni. Oggetto, quindi, della prova di Safe-Drive è stata la Lancia Ypsilon Hybrid EcoChic… e mai nome è più che azzeccato perché, da 35 anni a questa parte, Lancia Ypsilon rappresenta l’icona fashion delle city-car, una vettura che ha sempre colpito al cuore principalmente il gentil sesso per le sue forme morbide e i dettagli di stile.

La variante ibrida è disponibile nelle versioni Silver, Gold e Maryne; quest’ultima è stata la protagonista dello Speciale di Safe-Drive: si distingue per la livrea azzurra che si ispira ai colori del mare e per il badge EcoChic al posteriore e sul montante laterale.

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Oltre che sotto al cofano, Ypsilon Hybrid EcoChic Maryne rispetta l’ambiente anche nella scelta di materiali ecologici per il di rivestimento dei sedili; nello specifico, nell’utilizzo del Seaqual Yarn, un tessuto che intreccia fibre naturali al filato in poliestere ricavato dalla plastica riciclata raccolta nel Mar Mediterraneo che prende, per l’appunto, il nome di Seaqual.

Lancia Ypsilon adotta una motorizzazione Mild Hybrid, abbina il motore Firefly tre cilindri 1.0 a benzina da 70 cv a un motore elettrico da 12 Volt con batteria agli ioni di litio. Come veicolo ibrido assicura, a seconda delle normative locali, agevolazioni, quali libertà di accesso e circolazione nei centri urbani, riduzione del costo del parcheggio in centro e agevolazioni fiscali. Il listino prezzi parte da 14.600 euro per la versione Silver, mentre per la Maryne, più lussuosa e accessoriata, bisogna spendere circa 2mila euro in più: il costo è di 16.550 euro.

Opel Grandland X (Plug-In Hybrid)

di Andrea Minerva

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Opel Grandland X Hybrid4 riveste un ruolo di primo piano nella famiglia del marchio tedesco e il motivo è tanto forte quanto evidente: si tratta infatti del primo modello ibrido plug-in, a trazione integrale, realizzato e commercializzato da Opel. Le forme e i tratti stilistici corrispondono all’immagine di una Suv elegante e dinamica, confortevole e ben proporzionata, che fa della sobrietà e della solidità i propri tratti distintivi. Da un punto di vista strettamente estetico, le differenze rispetto alle altre versioni della gamma di Opel Grandland X sono minime, e si risolvono in particolare nei cerchi da 19 pollici con finitura diamantata, previsti esclusivamente per l’allestimento “alla spina”.

Sì, perché Opel Grandland X Hybrid4 è dotato di un’unità termica, turbobenzina di 1.600 cc e 200 cv e di due motori elettrici, uno anteriore e uno posteriore, rispettivamente di 81 kW (110 cv) e 83 kW (113 cv). Queste unità possono funzionare compensandosi l’una con l’altra nella modalità ibrida, ma in quella esclusivamente elettrica, l’autonomia di questo modello arriva fino a 59 km secondo il ciclo di prova Wltp, il più fedele alla realtà. A tal proposito, si ricorda che la ricarica elettrica completa può essere portata a termine in due ore attraverso una wallbox da 7,4 kW.

Come funziona questo sistema? E’ presto detto. Il motore elettrico anteriore trasferisce la potenza alle ruote anteriori attraverso la trasmissione automatica elettrica a 8 rapporti, mentre il secondo motore elettrico e il differenziale sono integrati nell’asse posteriore.

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Questa seconda unità trasforma Grandland X Hybrid4 in una 4×4, con la garanzia di essere sempre in grado di affrontare con la trazione ottimale ogni tipo di fondo e terreno. Soprattutto fuori città. E si può assicurare che non è indispensabile cimentarsi in un percorso fuoristrada per apprezzare queste doti tecniche, che vengono in aiuto anche su quella tipologia di percorsi resi più impegnativi dalla conformazione non impeccabile della strada.

Grandland X Hybrid4 sfodera un comportamento di guida sempre preciso, fluido e omogeneo, che trasferisce una immediata sensazione di sicurezza, unita a un evidente piacere di guida. Ma anche il carattere non manca, e che carattere. La potenza dell’intero sistema composto dal motore termico e dai due propulsori elettrici porta la potenza complessiva a 300 cv. Un dato a dir poco ragguardevole, che premendo a fondo sul pedale dell’acceleratore si tramuta in uno scatto sorprendentemente bruciante: da 0 a 100 km/h in 6 secondi e 1 decimo.

Nel complesso, a segnare un gol importante è il consumo medio di questa spaziosa vettura che, nel ciclo misto, arriva ad attestarsi a 1,4 litri per 100 km, con emissioni di CO2 corrispondenti a un dato di 37 g/km.

Dal “ponte di comando” della Suv Opel è possibile selezionare quattro diverse modalità di trazione: elettrica, ibrida, sport e integrale 4×4.

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La funzione e-Save consente, invece, di accumulare e conservare automaticamente energia elettrica immediatamente pronta all’uso, qualora si dovesse transitare in una zona strettamente riservata ai veicoli elettrici. Il prezzo di 46.900 euro può spaventare, ma non bisogna dimenticare che grazie all’ecobonus messo a disposizione dallo Stato e dalle Regioni, e agli incentivi offerte dalle Case automobilistiche, in caso di rottamazione questa cifra può scendere di ben 13mila euro.

Peugeot 508 (Plug-In Hybrid)

di Marta Covioli

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L’intenzione dichiarata del marchio Peugeot è ormai quella di accompagnare ogni nuovo prodotto con una versione elettrificata. E così, al fianco di 3008 Hybrid e 3008 Hybrid4, si trova ora in gamma anche 508 Hybrid nelle versioni station wagon e berlina. Proprio quest’ultima è stata oggetto della prova di Safe-Drive nell’affascinante contesto di Chignolo Po, dove 508 Hybrid si è fatta riconoscere per le linee filanti, il frontale aggressivo, le proporzioni quasi da coupé e la firma luminosa ben definita. Fin qui, però, nulla di nuovo. Rimangono invariate anche le dimensioni, dalla lunghezza di 475 centimetri alla larghezza di 186 e altezza di 142; non cambia nemmeno la capacità del bagagliaio, di 487 litri.

Insomma, la 508 ibrida non si discosta esternamente dalla sua variante termica, con la quale condivide la stessa piattaforma Emp2. A un occhio attento, tuttavia, non possono sfuggire i loghi Hybrid sulla carrozzeria e lo sportellino per la ricarica della batteria. Già, perché l’ammiraglia della Casa del Leone è un’ibrida “alla spina”, dotata di un motore benzina 1.6 PureTech turbo da 180 cv e un motore elettrico da 110 cv, per un totale di 225 cv combinati. 

L’autonomia è maggiore rispetto ad altri tipi di ibride, garantita proprio dalla modalità di ricarica tramite colonnina e vero punto di forza delle plug-in. La batteria da 11.8 kWh, infatti, permette di percorrere fino a 54 km in modalità zero emissioni, non superando i 135 km/h di velocità. Ma quanto ci vuole per ricaricarla? Pensate che con una Wallbox da 32 Ampere si ottiene una ricarica completa in meno di 2 ore, per la precisione un’ora e quarantacinque minuti. Un’attesa minima, come minimo è il consumo misto dichiarato da Peugeot per 508 Hybrid, ovvero di 1.2 litri/100 km, con emissioni di CO2 pari a 29 g/km.

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Se all’esterno Peugeot 508 Hybrid non si differenzia, come detto, dalla sorella a motore endotermico, gli interni strizzano decisamente l’occhio al mondo dell’ibrido. Oltre alla qualità dei materiali soft touch, con pelle abbinata a legno e Alcantara per i sedili, ciò che colpisce sono infatti il cruscotto digitale e lo schermo touch al centro della plancia: qui si trovano tutte le indicazioni sulle funzionalità del sistema ibrido, dallo stato della batteria all’autonomia rimasta, dalle statistiche di consumo al monitoraggio dei flussi di energia. I consueti tasti a pianoforte completano il tipico Peugeot iCockpit, in un interno dotato di numerosi vani portaoggetti e spazio adeguato anche per i passeggeri dei sedili posteriori, nonostante la linea fastback.

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La modalità di avvio dell’auto è naturalmente quella elettrica, indicata da una luce a led blu sullo specchietto retrovisore centrale; le altre tre modalità sono Hybrid, Sport e Comfort, gestibili tramite un selettore sulla plancia. I 1.720 kg di peso si sentono ben poco alla guida di questa berlina, che risulta essere una vettura molto equilibrata, all’insegna del comfort. La trazione è anteriore e il cambio automatico a 8 rapporti. Peugeot 508 Hybrid prevede tre allestimenti, dall’Allure al top di gamma Gt, passando per il più sportivo Gt Line.

Per l’entry level sono richiesti 46.880 euro, mentre la versione GT protagonista della prova di Safe-Drive parte da 52.880 euro. Prezzi che possono essere tagliati dagli incentivi statali, regionali, comunali a patto che i fondi non siano esauriti.

Suzuki Vitara (Mild Hybrid)

di Andrea Minerva

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Parlare di Suzuki Vitara significa attraversare oltre 30 anni di storia. La prima generazione era un’auto a quattro ruote motrici, compatta, ideale per affrontare foreste e sentieri ricoperti di fango e costellati di rocce. In nove anni, sono state oltre 1 milione le Suzuki Vitara vendute. Oggi, il modello della Casa giapponese è una Suv, anzi, per la precisione, una B-Suv. Quindi, dalle dimensioni compatte, lunga poco più di 4 metri e alta 159 cm. Da un punto di vista stilistico sono apprezzabili le linee muscolose, impreziosite da dettagli raffinati come la mascherina con cinque listelli cromati e le luci posteriori a Led con effetto 3D.

Anche i gruppi ottici anteriori sono naturalmente full Led, contraddistinti da un design inedito e da un vezzoso profilo azzurro al loro interno. Ma Suzuki Vitara non esaurisce certo qui i propri contenuti. La Suv del Sol Levante rappresenta, infatti, un tassello fondamentale nel passaggio dell’intera gamma Suzuki alla trazione ibrida.

Ecco come funziona questo sistema nel caso di Vitara. La dotazione prevede un motore turbobenzina Boosterjet che viene abbinato all’Integrated Starter Generator da 48 Volt, elemento che ha la funzione di alternatore, motore elettrico e motorino di avviamento. Il pacco batterie agli ioni di litio è posto sotto il sedile del passeggero anteriore. La coppia massima del motore elettrico è di 50 Nm, mentre la potenza è quantificata in 10 kW, quindi 13,6 cv. La potenza complessiva dell’intero sistema ibrido arriva, invece, a 129 cv.

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Il 1.4 turbobenzina è collegato tramite una cinghia al piccolo moto-generatore che a sua volta produce energia elettrica che va a confluire nella batteria alloggiata sotto il sedile. In sostanza, l’energia elettrica della batteria a 48 Volt è utilizzata per alimentare il motore elettrico che supporta quello termico. Questo sistema non si limita a funzionare nelle fasi di accelerazione ma anche in quelle del cosiddetto “veleggiamento”, ovvero quando si solleva il pedale dell’acceleratore mantenendo il motore al minimo.

Il sistema funziona sempre tra i 15 e gli 80 km/h contribuendo in modo determinante al miglioramento delle percorrenze e al contenimento dei consumi, il cui valore è dichiarato da Suzuki in 5,7 litri di carburante per 100 km. 

Le emissioni di CO2, rispetto alla analoga versione di Suzuki Vitara non ibrida, si abbassano da 131 a 104 g/km, con un calo medio del 21% che arriva al 25% nei percorsi urbani.

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Il risparmio e il rispetto dell’ambiente sono quindi garantiti, ma come si comporta su strada Suzuki Vitara? La risposta è semplice: decisamente bene. Oltre al buon livello di comfort, dato anche da un elevato grado di abitabilità, nonostante le dimensioni compatte, il sistema ibrido Suzuki evidenzia una risposta sempre pronta, soprattutto nella guida cittadina, abbinata a un’agilità talvolta sorprendente. La precisione dell’anteriore nell’inserimento in curva non solo dà sicurezza, ma consente anche un buon grado di divertimento.

Va naturalmente ricordato che la versione di Suzuki Vitara che ha partecipato a questo speciale di Safe-Drive era dotata delle due ruote motrici, ma la gamma di questo modello consente di scegliere anche le immancabili versioni a trazione integrale. Il listino di Suzuki Vitara Hybrid 2wd, nell’allestimento Top Bicolor, è di 26.400 euro e comprende i cerchi in lega bi-color da 17 pollici, i fari full Led, i vetri oscurati, il volante in pelle e lo schermo touch da 7 pollici.

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