Il muro di gomma sulla sicurezza stradale
di Giordano Biserni*
Se dovessimo fare una analisi delle sinistrosità gravi sulle strade nel 2019, questa sarebbe impietosa. Se dovessimo analizzare le iniziative adottate per contrastare questa mortalità il risultato sarebbe deprimente. Asaps ha focalizzato la sua attenzione su alcune tipologie dell’incidentalità che pensavamo di avere archiviato. Sì, purtroppo ora dobbiamo dirlo. Le “Stragi del sabato sera” sono tornate. Tanto che siamo stati costretti a riattivare l’apposito Osservatorio che avevamo (colpevolmente) sospeso nel 2015 visto che il fenomeno sembrava assestato dopo un notevole ridimensionamento che si era stabilizzato su uno zoccolo duro difficile da scalfire, invece dal 2018 abbiamo notato un ripetersi più frequente del fenomeno. Questo è stato proprio uno degli argomenti che abbiamo sviluppato in modo più approfondito durante l’audizione alla Commissione Trasporti della Camera a cui è stata chiamata Asaps il 10 dicembre scorso.
Si pensi che nelle due notti del fine settimana (perché nell’osservatorio ricomprendiamo le ore notturne del venerdì e sabato notte) nel primo anno del Terzo millennio il 2001 morivano 917 persone delle quali la gran parte giovani e giovanissimi, dopo una serie di interventi seri ed efficaci (patente a punti, distribuzione etilometri, campagne informative, leggi severe) si era arrivati nel 2015 a poco più di 300 vittime, sempre tante ma il calo rispetto al 2001 era vistoso, intorno al 65%. Roba da andarne fieri per noi che siamo nati nel 1991 quando proprio le stragi del fine settimana furono lo start che diede vita ad Asaps. Poi dal 2018 abbiamo ricominciato a vedere il ripetersi degli incidenti delle notti del fine settimana con schianti plurimortali e tanti lenzuoli bianchi stesi sui corpi di giovanissimi sulle strade.
Il fenomeno aveva anche la caratteristica di presentarsi in modo vistoso non solo nei territori di elezione come appunto la riviera romagnola, quella veneta o quella del lago di Garda, ma anche nelle regioni meridionali. Dopo una estate con una preoccupante sequela di stragi notturne (Jesolo, Cesena, Palermo, Catania, Cosenza) abbiamo quindi riattivato anche questo Osservatorio e subito sono emersi numeri di morti veramente angoscianti. Il dato complessivo dei soli due mesi di ottobre e novembre monitorati dall’Osservatorio Asaps, ci indica 79 incidenti gravi (35 al nord, 20 al centro e 24 al sud) nei quali sono morti 50 ragazzi e 166 sono rimasti gravemente feriti. E il mese di dicembre conferma la gravità della situazione. L’allentamento dei controlli, con la carestia segnalata più volte degli etilometri, solo ora in lenta ripresa e qui va riconosciuto lo sforzo fatto dal ministero dei Trasporti con più banchi di prova per la revisione annuale e disponibilità di maggior personale dedicato alle suddette attività, la carenza sempre più pronunciata di pattuglie soprattutto lungo le strade statali e provinciali cioè proprio quelle col più elevato tasso di mortalità, e l’ormai assoluta latitanza di campagne contro l’abuso di alcol e l’uso di droghe alla guida, completano il quadro motivazionale di questa situazione alla quale si è aggiunto l’uso ormai indiscriminato dei cellulari alla guida sia in fonia e ancor più in messaggistica e navigazione sul web. A dimostrazione che appena si abbassa la guardia i fenomeni tragici sulle strade tornano a riproporsi drammaticamente.
Aggiungiamo a questo il dato della sinistrosità grave col coinvolgimento di pedoni, 612 vittime nel 2018, come dire un pedone ucciso sulle strade ogni 14 ore. Ogni giorno poi 57 pedoni entrano in un pronto soccorso. Il pedone spesso anziano ha sempre più difficoltà con la sua sala di regia un po’ arrugginita a calcolare bene le condizioni di rischio: distanza e velocità del veicolo in arrivo, tempi per l’attraversamento. Andrebbe spesa anche qualche parola anche su un sistema stradale che molto spesso non solo non aiuta ma pone a maggior rischio il pedone: segnaletica evanescente, illuminazione insufficiente o inesistente, isole centrali mancanti. Poi, è vero che i pedoni spesso azzardano e hanno sempre la peggio, ma è anche vero che se poi una vettura viaggia in centro abitato, di notte e con pioggia a 80 km/h anziché sotto i 50, le probabilità di investire pedoni aumentano e in quelle condizioni spesso l’impatto è mortale per il pedone.
Ricordiamo qui anche la mattanza di motociclisti della scorsa estate. Secondo l’Osservatorio Asaps, nei soli 13 fine settimana estivi di giugno, luglio e agosto sono stati stesi 185 lenzuoli bianchi sui bikers dopo uno schianto. Con la punta incredibile di 25 motociclisti morti nel solo primo fine settimana di agosto, di cui nessuno ha parlato.
E cosa si fa per fronteggiare questa situazione che sta lentamente sfuggendo di mano e che neanche la legge sull’Omicidio stradale è riuscita a frenare per mancanza di informazione e per i difetti congeniti della norma che permette favorevoli scorciatoie nelle condanne? Poco, anzi niente. Scatta regolarmente una sorta di muro di gomma. Pensate al gioco dell’oca a cui assistiamo impotenti con la mini riforma del Codice della strada, percorso iniziato ad ottobre 2013 con l’approvazione alla Camera senza mai vedere la luce al Senato e ripartenza del percorso con la nuova legislatura. Intanto da 4 estati si annuncia una normativa più severa per chi usa il cellulare alla guida non solo in fonia ma anche in messaggistica e navigazione, con la sospensione della patente alla prima violazione. Che fine ha fatto? Chi ne sa qualcosa?
Nel contempo, la vigilanza sulle strade e vistosamente diminuita. La Stradale da un decennio e passa manca di oltre 2.000 agenti nel suo organico di 13.500 centauri. Infatti dal 2008 al 2018 ha perso diverse decine di migliaia di pattuglie proprio sulle statali e provinciali, cioè le strade più pericolose in assoluto. Qualcuno vede più anche campagne per la sicurezza stradale, forti e stringenti? Non è ora di sapere come vengono impiegati da parte di tutti gli enti gli euro ricavati dalle sanzioni? Quando si deciderà in questo paese un serio intervento di contrasto alle positività da droga alla guida?
Ci vuole molto a capire che se si facessero controlli costanti e severi nelle serate critiche della movida urbana e sulle strade che portano verso i “santuari” del divertimento la Polizia riempirebbe cesti di patenti, disinnescando fattori determinanti di rischio. Ma lo si vuole tutto questo? Ho qualche dubbio e sapete perché? Perché le misure di contrasto alla violenza stradale sono impopolari (Autovelox criminalizzati, tutor discussi, etilometri nel mirino degli specialisti del ricorso) e sulla strada si guarda con limitata severità e spesso con comprensione ai comportamenti assurdi e rischiosi di alcuni conducenti. Guardate il caso delle due sedicenni di Roma. Perché? Semplice. Perché sulla strada possiamo essere tutti vittime ma anche carnefici, e alla fine si strizza sempre l’occhio a Caino con buona pace per Abele.
*Presidente di Asaps