Il sogno di un’associazione unica
di Michele Crisci* **
Per il settore auto, alla fine la Legge di bilancio si è chiusa “non solo con un pericolo, scampato ma anche con qualche successo ottenuto. Sul tema fringe benefit alla fine è prevalso il buonsenso, anche perché l’idea originale puntava solo alla raccolta di denaro. L’impianto finale alla fine sarà addirittura virtuoso, con una tassazione per i veicoli con emissioni di CO2 sotto i 60 grammi/km solo sul 25% del prezzo rispetto al 30% di oggi, una soluzione che renderà i plug-in hybrid leggermente più convenienti che in passato. Oggi con questo impianto si vede una strategia, e lo ritengo un successo di tutto il settore, e del lavoro fatto come Unrae, Anfia, Federauto ed Fca. Un altro risultato importante è la normativa nel DL Fisco che consente ai portatori di handicap di ottenere l’Iva agevolata anche su vetture full electric e ibride.
Siamo riusciti a far passare il concetto non solo di neutralità tecnologica, tra le forme diverse di ibride, ma anche quello di un unico misuratore, che può essere solo la CO2. Di qui in avanti, mi auguro che non solo il governo, ma anche le amministrazioni locali possano avere un atteggiamento coordinato su agevolazioni e penalizzazioni legate alle emissioni “che devono essere uniformi” e non legate alle scelte dei singoli enti.
Anche se i produttori stanno moltiplicando le proposte di modelli elettrificati, l’abbattimento delle emissioni non passa solo attraverso una conversione totale del parco circolante, soprattutto in un Paese come l’Italia dove la quota di vetture pre-Euro 3 è a livelli top rispetto agli altri grandi mercati Euro 6. Il nostro parco resta vetusto, ma chi guida una macchina di 10-15 anni fa difficilmente riuscirà a comprare un ibrido o elettrica. Per questo giudichiamo molto interessanti alcuni bandi locali, come quelli di Milano, della Regione Lombardia e di quella Veneto con incentivi allo scambio “usato contro usato” purché su modelli Euro 5 o Euro 6” che comunque offrono grandi benefici in termini di emissioni. E in questo processo, il diesel potrebbe tornare a giocare un ruolo importante.
Sullo sfondo resta il nodo di un fondo per gli incentivi che è insufficiente. Al governo abbiamo chiesto di aumentarlo, crediamo che – alla luce di ciò che i marchi stanno portando sul mercato – servirebbero risorse almeno 7-8 volte superiori. Insomma, sull’auto serve un piano strategico, con un investimento e una visione di lungo termine altrimenti il nostro Paese resterà indietro rispetto a mercati che corrono e si trasformano, con benefici per l’ambiente e per il Pil.
Quella aperta dall’accordo Fca-Psa, è una situazione molto interessante, non solo dal punto di vista del mercato, visto che in alcuni Paesi iniziamo a parlare di quote enormi, anche vicine al 50%” ma anche sul fronte della rappresentanza. Certo, sarei onorato se il nuovo gruppo decidesse di entrare in Unrae, ma non posso negare come dal mio punto di vista quella fra produttori esteri e nazionali sia ormai una dicotomia superata. Alla luce della nascita di un gruppo che include sia lo storico produttore italiano sia uno dei principali costruttori europei, serve un’associazione unica che difenda non solo gli interessi del settore, ma anche quelli del cittadino automobilista. E’ un sogno sul quale potrei lavorare.
*Presidente di Unrae
**Dichiarazioni rilasciate all’agenzia Adn-Kronos