Passerelle e tavoli inutili, così non va

di Massimo Ghenzer*
Le iniziative del budget statale 2020 sono ancora confuse. Seguirne l’evoluzione in Parlamento è da super specialisti. Il cittadino elettore medio ne ricava l’impressione che le idee siano confuse e i provvedimenti non in linea con una strategia guida che ne determini la valenza e la fattibilità economico/finanziaria. I gruppi di pressione sembrano prevalere sulla strategia, per cui un giorno si annuncia un provvedimento e il giorno successivo lo si boccia. Così è anche per il mondo dell’auto. Forse è il caso di partire dal Bonus/Malus del precedente budget che intendeva lanciare l’auto elettrica. È stato un flop. La lezione non è stata però capita e si vuole continuare con le misure repressive invece di affrontare i problemi reali.
Si vogliono tassare le auto aziendali in misura maggiore. Se introdotta, questa iniziativa avrebbe l’effetto di ridurre gli acquisti. Da anni si sostiene che il problema da affrontare per combattere l’inquinamento e il riscaldamento del clima è il rinnovo graduale del parco circolante che per un terzo è composto da vetture datate.
Il ministro dello Sviluppo economico, recentemente, ha invitato una quarantina di associazioni del settore, le ha divise per gruppi e ha chiesto di presentare proposte. Questo tipo di processi sono stati sperimentati in passato e l’esperienza ha dimostrato che non producono risultati. Veramente incomprensibile, come il ministro non studi ciò che ha funzionato e ciò che non ha mai funzionato. Si convinca, Stefano Patuanelli, che questi gruppi, da lui voluti, non sono il modo per risolvere in maniera tecnica ed economicamente sostenibile la crescita del mercato e il miglioramento della qualità dell’aria. Il premier, poi, fa visita alla fabbrica modello di Fca, a Melfi, e dà l’idea di fare uno spot pubblicitario. La fabbrica lucana che sforna Jeep Renegade e Fiat 500X contribuisce in maniera sostanziale al Pil del Paese, anche attraverso l’export.
Ci saremmo aspettati da Giuseppe Conte, durante la visita, un impegno a sostenere la crescita del mercato dell’auto e la produzione delle fabbriche italiane. Niente di tutto ciò, e l’effetto sul consumatore è quello di incertezza e confusione che frena più di quanto dovrebbe il rinnovo del parco, l’unico vero obiettivo da perseguire.

*Presidente di Areté-Methodos

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