Tasse: Italia sempre più ostile con l’auto

di Paolo Scudieri*

Supera i 76 miliardi di euro, segnando un nuovo rialzo, il prelievo fiscale derivante dal settore automotive nel 2018 – primo anno di flessione (-3,1%) del mercato delle auto nuove dopo quattro consecutivi in ripresa, seppur con un rallentamento dei ritmi di crescita. Gli introiti derivanti dall’acquisto degli autoveicoli – Iva e Ipt – risultano rispettivamente in crescita sul 2017 dello 0,4% e del 2,1%, per effetto combinato di un andamento negativo delle immatricolazioni complessive di autoveicoli (-3,1%) e di un incremento del 4,7% del mercato delle auto usate nell’anno 2018.

La percentuale del gettito fiscale derivante dal comparto sul Pil risulta del 4,3%, la più alta tra i maggiori Paesi europei, la cui media è attorno al 3,1%.

Il carico fiscale sulla motorizzazione relativo al 2017 è stato rettificato al rialzo rispetto al preconsuntivo (74,4 miliardi) comunicato lo scorso anno, per effetto di una rettifica al rialzo del gettito fiscale sui carburanti e del gettito derivante dalla tassa di possesso dell’autoveicolo (bollo).

In base ai più recenti dati disponibili, si è calcolata l’incidenza media del carico fiscale della filiera automotive sul Pil dei principali Paesi europei (Francia, Germania, Spagna, Uk e Italia). I 5 major markets, infatti, raccolgono circa il

77% del gettito totale del comparto in Europa (stimato da Acea in circa 428 miliardi nell’UE15). L’Italia è al terzo posto dopo la Germania e la Francia (quest’ultima poco sopra il nostro Paese) nel concorrere a determinare questa quota, con un contributo vicino al 20% del totale.

Il gettito derivante dall’acquisto e dal possesso dell’autoveicolo cresce, nel primo caso, dello 0,7%, per un totale di 9,4 miliardi, e nel secondo del 4,6%, per un ammontare di 6,8 miliardi. Ma è come sempre il gettito derivante dall’utilizzo dell’autoveicolo a confermarsi la voce di maggior entità, pari al 78,7% del gettito complessivo proveniente dal comparto, per un valore di 60,1 miliardi, in aumento dell’1,3% rispetto al 2017.

Concorrono a realizzare una cifra così elevata voci di prelievo fiscale come quelle relative ai carburanti (36,7 miliardi, in crescita del 2,1%), e all’Iva su manutenzione e riparazione, acquisto ricambi, accessori e pneumatici (10,7 miliardi, in aumento del 2,5%).

E’ innegabile che l’automotive sia uno dei settori più tassati nel nostro Paese, su cui, tuttavia, rischiano di abbattersi ulteriori vessazioni. Nel Disegno di Legge di Bilancio 2020, infatti, è previsto un innalzamento della tassazione sull’auto aziendale in fringe benefit che, anche se declinata su tecnologie o fasce emissive, è semplicemente una nuova tassa che pagheranno i lavoratori dipendenti e le aziende. Nuova tassa che, a nostro avviso, avrà anche effetti controproducenti in termini ambientali, perché colpisce quella parte del mercato che più supporta lo svecchiamento del parco circolante, oltreché effetti recessivi sul Pil dovuti all’impatto diretto sulle vendite del nuovo e sulla relativa produzione nazionale.

Portare avanti questa misura significherebbe fare un enorme passo indietro, allontanandosi ulteriormente dagli standard europei, considerando che già l’auto aziendale italiana in generale è più penalizzata in termini di detraibilità e di deducibilità (Iva detraibile al 40% contro il 100% degli altri major market europei e un ammortamento ammesso pari a meno di un terzo di quello degli altri Paesi). Non è un caso se nei Paesi europei in cui la fiscalità dell’auto aziendale è più vantaggiosa, l’età media del parco è decisamente più bassa e le tecnologie a zero o a basse emissioni sono più capillarmente diffuse, visto che quello aziendale è il principale canale di immissione sul mercato di queste vetture.

È per questo che Anfia, di concerto con le altre associazioni di settore, con Confindustria e con i sindacati, chiede a gran voce il ritiro della misura sul fringe benefit e, al contrario, supporta l’introduzione di misure di accompagnamento alla difficile transizione verso nuove forme di mobilità sostenibile, senza produrre effetti negativi sul mercato.

*Presidente di Anfia

 

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *