Eliminare il Superbollo? L’indagine di Automoto.it
Automoto.it – tra i primi quotidiani di informazione automobilistica italiani che insieme a Moto.it forma AM Network, punto di riferimento per l’automotive in Italia – ha voluto interrogare i suoi utenti circa l’attuale dibattito sul Superbollo, ossia la tassa sui veicoli con potenza superiore ai 185 Kw di un importo pari a 20 € per ogni chilowatt che superi tale tetto. Questo importo si riduce dopo 5, 10 e 15 anni dalla data di fabbricazione dell’auto rispettivamente al 60%, al 30% e al 15%, per poi non essere più dovuto una volta che la vettura abbia compiuto 20 anni dalla costruzione.
Il Superbollo è in vigore in Italia da vari anni, con forti critiche da parte non solo degli automobilisti, ma anche di molti politici e rappresentanti del mondo auto. Dopo essere stato messo in opera nel 2011 e inasprito poi sotto il governo Monti, sono state formulate varie ipotesi di correzione o eliminazione del Superbollo. Nessuna però è mai stata attuata sino a oggi e si stima una perdita generale per le casse dello stato (tra introiti Iva, Bollo, IPT e Addizionali) di ben 140 milioni di euro dal 2012, per non parlare della diminuzione delle vendite del mercato auto e dell’indotto che gli ruota attorno. Argomento caldo dunque che recentemente è stato anche oggetto di un DDL in Senato che è in attesa di essere discusso e che ha come oggetto proprio l’eliminazione del Superbollo.
Interesse e preparazione sull’argomento è stato dimostrato anche dagli utenti di Automoto.it che nel 50% dei casi afferma di essere venuto a conoscenza di questa tassa attraverso gli organi di informazioni, specializzati e non, e nell’80% dei casi di sapere perché è stata istituita. Infatti ben il 72,90% dei lettori sostiene di sapere che non ci sono limiti agli importi a cui può arrivare il Superbollo e da qui il malcontento nei suoi confronti che sfiora il 90%.
A parlare e a venir penalizzati soprattutto gli appassionati d’auto, perché questa tassa, a loro dire, penalizza le auto potenti indipendentemente dal loro valore e deprime soprattutto il mercato dell’usato. “Una tassa per colpire il lusso dove effettivamente di lusso non si parla”, afferma laconico un utente, confermando il fatto che in Italia il mercato delle auto sportive riguardava soprattutto una fascia medio-bassa di appassionati, disposti a fare sacrifici pur di comprare l’auto dei propri sogni, ma che ora con il Superbollo non se le possono più permettere, tanto più che l’imposta non riguarda le auto super lusso dall’alto valore di mercato, che nella maggior parte dei casi hanno una potenza che non supera i 185 kW.
La conseguenza è che l’80% degli intervistati non ha un’auto che paga il Superbollo e il 66% dichiara che se non ci fosse stata questa imposta avrebbero fatto scelte di modelli di auto diverse da quelle possedute: non si sarebbero dovuti sbarazzare della vecchia auto sportiva o avrebbero optato per acquistarne una magari da utilizzare nel weekend o nella bella stagione o ancora tanti avrebbero potuto permettersi una youngtimer. Senza parlare poi della fetta giovane della popolazione, che a differenza di ciò che accadeva 30 o 40 anni fa, non ha più la passione per le auto sportive, forse proprio a causa dei costi accessori molto alti.
Un altro tema critico è quello del mercato collezionistico e storico italiano che, a detta del 73 % degli utenti, si sta impoverendo sempre più a causa della vendita all’estero di tutti i modelli soggetti al superbollo o della rottamazione delle youngtimer, con la conseguenza che avremo sempre meno macchine di interesse storico in futuro.
L’estero per il 53% degli utenti rappresenta senza dubbio un modo per ovviare al problema del Superbollo, immatricolando l’auto fuori dal nostro Paese o ricorrendo a un leasing con targa estera. Ma tutto ciò non fa altro che penalizzare il nostro mercato, non tanto le Case produttrici, ma secondo il 40% i concessionari, i rivenditori di usato e le officine che trattano questi modelli.
E allora quale può essere la soluzione da attuare? Eliminarlo per il 78% degli utenti oppure modificarlo secondo due principali scuole di pensiero: applicare il Superbollo in base al valore pecuniario del veicolo e non secondo la sua potenza oppure calcolando l’uso effettivo che se ne fa, ossia il consumo e il relativo impatto ambientale che ne consegue.
Il malcontento quindi c’è, come risulta anche dal Disegno di Legge presentato dal Senatore De Bertoldi il 14 settembre 2018 che recita: “La presente iniziativa legislativa [Abrogazione del comma 21 dell’articolo 23 del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, concernente l’addizionale erariale sulla tassa automobilistica] si rende necessaria, in quanto le finalità iniziali che avevano generato l’introduzione della suddetta tassa, ovvero di incrementare il gettito erariale nelle casse dello Stato stimato all’epoca in 168 milioni di euro, in realtà hanno prodotto l’effetto contrario, penalizzando fortemente il mercato dell’auto e il suo indotto, ed anche le aspettative d’incasso per l’amministrazione tributaria. In relazione alle predette considerazioni, risulta pertanto necessario, ad avviso del legislatore, intervenire attraverso la presente iniziativa legislativa, nella convinzione che il Superbollo ha fallito nella sua missione e solo eliminandolo si può ripristinare una domanda tale da assicurare un ritorno che compensi le sofferenze di un’area industriale d’eccellenza tipicamente italiana, in grado di generare sicuramente nuovi posti di lavoro.”