Uno schiaffo all’industria dell’auto

di Marco Bentivogli*

Un altro schiaffo all’industria italiana, altro che sovranisti. Misura regressiva, sanno che quota ha l’automotive italiano nel Pil? Incentivando i veicoli a prezzo più alto e tassando le automobili più popolari non assolviamo i ritardi dei produttori, queste norme schizofreniche sono un danno per il Paese e i lavoratori.

La commissione Bilancio della Camera ha approvato l’emendamento al disegno di legge di Bilancio che introduce dal 1 gennaio 2019, incentivi e disincentivi all’acquisto di auto nuove sulla base delle emissioni di CO2 per km. Il testo, prevede un bonus da 1.500 a 6.000 euro per chi compra auto elettriche o ibride a metano o diesel con emissioni tra 20 e 90 grammi per km e un malus da 150 a 3.000 euro per chi ne compra una con emissioni oltre i 110 grammi per km.

L’emendamento stanzia 300 milioni l’anno per tre anni dal 2019 al 2021. Si tratta di una misura che rischia solo di penalizzare la nostra industria automobilista e quella Europa a favore delle concorrenza estera mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro penalizzando le fasce più povere delle popolazione che non possono permettersi un auto nuova. Una partita quella dell’elettrico che il governo sta giocando in maniera dogmatica, quando invece va affrontata gestendo la transizione in maniera virtuosa. Una svolta quella della mobilità che necessità tanto lavoro principalmente per creare un eco-sistema intelligente su cui l’Italia a oggi fa solo dei gran convegni ma si trova in netto ritardo.

Da questo punto di vista chi approva normative con scadenze immediate, come fatto la Commissione Bilancio alla della Camera con emendamento 79 bis, prova solo a salvarsi la coscienza, senza tenere conto della realtà del Paese senza tra l’altro aiutare la sacrosanta battaglia per l’aria pulita delle nostre città e il clima. La campagna europea contro i diesel per l’inquinamento di Nox (biossido di azoto) è piuttosto strampalata e irrazionale, visto che nelle nostre città l’inquinamento, in misura maggiore, è prodotto dal riscaldamento privato e non dalla mobilità.

Senza considerare poi, che da un Euro4 a un Euro6 l’emissione di Nox si è ridotto del 40%. L’Euro6 D final lo abbatte ulteriormente e produce meno CO2 degli altri combustibili. Sulla transizione della mobilità bisogna ragionare sui dati e non sulle mode del momento pensando anche da quale fonte si ricava l’energia elettrica, perché altrimenti, a consumi crescenti i risultati per l’ambiente saranno trascurabili e l’unico risultato che avranno prodotto sarà lo smantellamento della nostra industria dell’automotive, (che non è solo Fca, ma tutta le aziende di componentistica) e la conseguente perdita di migliaia di posti di lavoro.

Il governo dimostri di occuparsi dell’infrastruttura di rete e dell’ecosistema indispensabile per far funzionare la mobilità elettrica e domani la guida autonoma. Con questo emendamento il piano di 5 miliardi di euro presentato a noi dal vertice di Fca rischia di diventare carta straccia.

*Segretario generale Fim Cisl

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