Toyota Prius Plug-in raddoppia l’autonomia a emissioni zero

di Piero Evangelisti

Dieci milioni di Toyota e Lexus con tecnologia ibrida vendute in vent’anni dimostrano la grande lungimiranza del gruppo nipponico. Risale invece a dieci anni fa la prima versione della capostipite Prius con tecnologia Plug-in che consente di avere una significativa autonomia guidando esclusivamente in modalità elettrica e che permette di ricaricare le batterie attraverso una normale presa di corrente. Per la prima serie i chilometri che si potevano percorrere in Ev erano 25 e adesso, con la seconda generazione, sono esattamente raddoppiati, 50 e sono veri perché lo abbiamo verificato durante una prova su un percorso che includeva autostrada, strade statali, regionali con tratti in montagna e un tour della città di Barcellona. Nei dati di omologazione si legge che la virtuosa giapponese può percorrere 100 km con un litro di benzina (il motore termico è il noto 1.8 litri a ciclo Atkinson da 98 cv abbinato a un elettrico da 72 cv), un valore ottenuto, come per ogni altra automobile, in laboratorio: noi, al termine della prova (quasi 180 km) abbiamo fatto segnare, guidando in massima libertà, una percorrenza di oltre 32 km/litro. E ci siamo anche divertiti grazie alla evoluzione del cambio Cvt introdotto con la quarta generazione di Prius costruita, come la Plug-in, sulla innovativa piattaforma Tnga (Toyota New Global Architecture). Sulla Prius Phv l’energia elettrica arriva dalla presa di corrente, dal motore termico che, per esempio in autostrada, ricarica le batterie (così quando si entra in città si può marciare in Ev) e anche dal tetto che integra pannelli solari che, su base annua, possono arrivare a fornire una percorrenza di 1.000 km a costo zero.

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