Strade disastrate, situazione insostenibile

di Giordano Biserni*

Gli italiani, per sperare che le buche sulle strade vengano tappate, devono auspicare la visita di un capo di Stato o del Papa, oppure augurarsi che dalla propria città passi il Giro d’Italia o che vi faccia tappa, come recentemente successo a Roma, una manifestazione motoristica di livello, anche se gli asfalti “gara” vengono poi normalmente tolti subito dopo la fine della competizione, come se si trattasse di un semplice tappeto. Chiunque abbia un amico straniero, lo sa bene: la conversazione sullo stato dell’Italia finisce sempre sulla spazzatura e sulle buche. Il problema è che non stiamo parlando di “confort” durante gli spostamenti in auto, ma di sicurezza.

La condizione disastrosa in cui versano le nostre strade incide profondamente sul numero di incidenti a essa correlati – anche se non esistono dati – e sulle tasche di tutti i contribuenti: si parla di Tav e di cantieri, ma se partissero gli interventi necessari sulle arterie avremmo immediati ritorni in termini di occupazione e di sicurezza, visto che stando così le cose anche i sistemi di assistenza elettronica del conducente, presenti ormai su tutti i veicoli di nuova produzione, servono a ben poco. Lo ha recentemente spiegato, parlando della situazione britannica, il ministro dei Trasporti inglese, Jesse Norman, illustrando lo stato della rete stradale di Sua Maestà nel corso di un intervento dello scorso 24 aprile. “Le condizioni della rete stradale locale – ha detto il ministro – non è in grande stato e il governo deve ora migliorare la propria strategia, visto l’impatto negativo sulla sicurezza, sulla produttività e sulle comunità locali”. Siamo stati recentemente in visita nelle campagne britanniche di cui parla il ministro Jesse Norman e francamente avevamo avuto l’impressione di percorrere asfalti lisci come panni di un biliardo.

E noi? Mentre i dibattiti sono incentrati, senza soluzione di continuità, sui problemi legati a immigrazione e a grandi opere, siamo costretti a viaggiare su strade al limite della percorribilità, al Nord ma anche e soprattutto al Sud. La sicurezza stradale, insomma, ci sembra sparita definitivamente dalle agende di tutte le compagini politiche e mentre i turisti stranieri inorridiscono costretti a improbabili slalom sulle statali, sulle regionali e sulle comunali mentre si spostano tra un monumento e una bellezza naturalistica, gli italiani pagano pneumatici e cerchi schiantati, rischiano la vita ad ogni pioggia, compiono lunghe deviazioni per strade franate che nessuno ripristina e piangono vittime cadute su radici sporgenti o schiacciate da tronchi d’albero caduti. Forse dovremmo recuperare il senso della misura.

*Presidente di Asaps

 

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