Se io fossi il ministro dei Trasporti…

di Massimo Ghenzer*

Esiste una profonda dicotomia tra l’evoluzione tecnologica delle auto e il riconoscimento che, in Italia, ha l’esecutivo di questo rapido sviluppo. Il contributo del settore alla fiscalità del Paese è del 16% e in crescita nel 2016 rispetto al 2015. Fca e tutta la filiera hanno ripreso a crescere contribuendo in maniera rilevante al Pil. La domanda che sorge spontanea è che questo saldo negativo tra quanto il settore contribuisce, comparato a quanto riceve, non ha un fondamento spiegabile da un punto di vista logico.

Allora mi piacerebbe avere i poteri del ministro dei Trasporti per realizzare una serie di iniziative da Paese leader e non da Cenerentola in Europa. È stato più volte ricordato che il parco auto in Italia è troppo vecchio e malandato. Anni fa sono stati introdotti gli incentivi alla rottamazione, ma i risultati sono stati modesti. Qualche altra misura a favore delle auto delle società è stata introdotta e ha prodotto buoni risultati, ma ora sembra sia stata interrotta nel budget dello Stato per il 2018.

I nodi da sciogliere

Sembra che manchi una strategia di fondo e, forse, ancora più preoccupante, la comprensione che l’auto può contribuire in maniera più profonda e strategica alla crescita del Paese. Da ministro imposterei iniziative realistiche a favore del rinnovo del parco ed eliminerei tutti quei provvedimenti punitivi e di scarsa rilevanza pratica che limitano la circolazione. Demonizzare il diesel Euro 6, come fatto in maniera demagogica dal Comune di Roma, significa avere una chiara ignoranza dei miglioramenti tecnici relativi alle emissioni di questi motori.

Raccontare la verità

Se fossi il ministro dei Trasporti impedirei che si dia in pasto all’opinione pubblica che limitare la circolazione dei diesel Euro 6 sia la soluzione dei problemi. Credo che il ruolo del ministro sia anche quello di stabilire il perimetro preciso di ciò che è giusto e tecnicamente provato, rispetto a ciò che è pura demagogia. Basterebbe forse questo ruolo di «garante della verità» per infondere fiducia e indurre gli automobilisti a comportamenti virtuosi. La «fiducia» è un potente mezzo che la classe dirigente può utilizzare per influenzare i comportamenti. Se fossi ministro, la mia strategia di fondo sarebbe proprio quella di ripristinare la «fiducia» dell’automobilista e dei costruttori nelle azioni dell’esecutivo. A pensarci bene è proprio la mancanza di «fiducia» uno dei mali profondi di questo periodo storico.

*Presidente di Areté-Methodos

 

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