Rinascita Isotta Fraschini: corsi e ricorsi, luci e ombre (Parte III)

di Riccardo Bellumori

Sapete cosa un unisce idealmente Isotta Fraschini e l’Emilia Romagna? La Maserati. Furono infatti i fratelli Maserati, già meccanici in Isotta Fraschini, a fondare la inizialmente piccola fabbrica di elaborazione di quelle leggendarie auto per conto di facoltosi clienti sportivi.

E proprio la Maserati, con la “Quattroporte” raccolse l’eredità mai nata della onirica IF “Monterosa” offrendo all’Italia, dopo la Lancia “Flaminia” un vero esempio di ammiraglia super lussuosa in grado di sfidare le altre Limousine nel loro target di mercato.

Quante supercar elettriche

L’annuncio di luglio della presenza dei progetti “Isotta Fraschini” nel “Terzo Bando Attrattività” della Regione Emilia Romagna prefigura due condizioni chiave: stabilimento e linee produttive nella “Motor Valley” e non nella originaria Milano dove nacque 120 anni fa e cessò 70 anni fa esattamente. L’altra previsione è di una linea progettuale e costruttiva destinata alla tecnologia “full electric”. Da questa previsione parte la mia domanda: secondo voi, potenziali e fortunati destinatari di queste auto leggendarie, ha senso una “IF” totalmente elettrica? Prima di provare a rispondere, lasciate che vi elenchi alcune cose. In primis, sin da dopo la crisi “Lehman Brothers” del 2007 e a seguito dell’innegabile “boom” della Tesla, vi assicuro che la “ridda” di nuove vere o presunte nuove uscite sul mercato di supercar elettriche è stata davvero notevole: a ben vedere, e non potrebbe essere altrimenti, per massima parte si tratta di linee commerciali di pochi esemplari all’anno, o addirittura di serie limitate. Nulla da eccepire, se non per un particolare: di fronte a tanta “massa” di supercar elettriche in probabile uscita, con alcune direttamente concorrenti per target della probabile prossima “Isotta Fraschini”, quali saranno i “plus” con i quali le neonate leggende risalteranno rispetto alle concorrenti? E quale sarà la piattaforma, quali i brevetti, quali la politica di post vendita che sarà messa in atto per primeggiare nei principali mercati? O resterà alla fine la “solita” produzione a tiratura limitata prodroma di una breve esistenza in vita di un sogno?

Chiaro che la maggior parte degli appassionati si augura di no, ma la storia delle tante notizie su supercar full electric in uscita da 2009 a oggi fa davvero impressione, e invita a qualche ponderazione: si passa dai semplici preannunci (ve ne ricordo qualcuno tra i meno famosi, come la Tecnicar Lavinia, la NanoFlowCell Quant F, la Minerva J.M. Brabazon, ma anche tanti altri costruttori e designer che hanno più volte rilanciato una proposta di supercar elettrica) oltre alle proposte entrate (o quasi) in produzione come le “Fisker”, la Rimac, la “Genovation GXE” su base Chevy Corvette, o per finire la “Vanda Dendrobium”. Tuttavia la parte del leone, da quattro anni a questa parte, la stanno facendo i produttori cinesi sia grazie alla loro capacità progettuale sia per la grande attività di “shopping” operato in Occidente su decine di marchi storici sia, infine, per la capacità di avviare sinergie con rinomati nomi occidentali, basti ricordare la “Thunder Power” disegnata da Zagato; e in Italia, solo per ricordare una iniziativa imprenditoriale come “c’erano una volta”, mi ha colpito l’iniziativa “Frangivento”. Insomma, di fonte a tanta potenziale o reale concorrenza, è davvero vincente l’idea di future “IF” 100% elettriche? A tal proposito mi è improvvisamente venuta in mente una telefonata avvenuta nella primavera del 2015 nella quale io stesso posso dire di aver sentito con le mie orecchie che una ipotetica “Isotta Fraschini” 100% elettrica sarebbe nata, seppur al di fuori dell’Italia, e precisamente nelle terre dell’Est Europa.

“Pronto, faremo la “Isotta elettrica”…Interessa?”

Primavera 2015: la mia partecipazione al progetto di rinascita “Cisitalia 2015” iniziata due anni prima e da me fortemente ricercato con la proposizione di BP, idee, piani commerciali, addirittura con una ipotesi di partnership industriale e commerciale, non dà i frutti che speravo. I continui contatti con lo staff mi danno sempre più l’idea di una iniziativa mai nata. A quel punto, per mettere a frutto propositività e skills sul fronte della riproposizione di marchi storici, mi metto “in cerca”. Tra gli altri, attraverso un amico comune, vengo messo in contatto con “G.V.”, socio e promoter di una società di assemblaggio, Noleggio e commercializzazione di veicoli e di soluzioni per la mobilità “Green” avente sede e interessi ai confini Est europei dell’Italia.

Dopo una serie di contatti, per provare a vincere la mia naturale diffidenza verso idee o progetti non proprio suffragati da piattaforme industriali concrete, “G.V” mi confida che, tramite la sua società, si stavano gettando le basi per una realizzazione in piccola Serie di una Supercar a Marchio “Isotta Fraschini” 100% elettrica, da 1000 cavalli e destinata alla produzione in Est Europa. Ovviamente, cerco di capire quali siano i riferimenti concreti per una iniziativa di tale portata (diritti sul marchio, brevetti e piattaforme tecniche, partnership e fonti di finanziamento) e relativamente al marchio “G.V.” mi accenna a una “concessione in utilizzo” di diritti sul marchio e, dunque, non di reale proprietà sullo stesso”. Sul tema piattaforme tecniche e fonti finanziarie preferisco non dettagliare. Per ora. Evidentemente una collaborazione tra me, “G.V” e la Sua impresa non si avviò mai. Ma nel tempo alcuni concetti di quelle telefonate sono tornati alla memoria con qualche suggestione.

Modena, Isotta e Maserati, l’eccellenza italiana di meccanica e biogas: perché no ?

Ovviamente – ripeto – non c’è alcuna volontà o intenzione da parte mia di instillare dubbi o insinuare alcunché tra passaggi forse un poco oscuri delle vicende che ho sin qui elencato ed il progetto “Isotta Fraschini” nella Motor Valley. Perché è qui che le nuove preannunciate “IF” nasceranno. E allora, proprio per la forza del nome “Isotta Fraschini” e per il rispetto storico di vicende comuni, perché non associare alla forza del simbolo “IF” anche la evocatività e la perfezione modenese di una meccanica “Maserati” – magari 8 cilindri a V – dentro le scocche delle prossime future “Isotta”? Qual è il legame evocativo tra la terra dei motori e una piattaforma elettrica?

E non solo: quasi 25 anni fa una altra eccellenza italiana (all’epoca) e modenese a sua volta, la “Bugatti EB 110”, stravolse i canoni mondiali di sportività ottenendo una cascata di record di velocità a Nardò con una berlinetta alimentata a metano. Un gas naturale ecologico che va a braccetto con le superprestazioni. Chi l’ha detto che per andare veloci e puliti l’unica scelta è l’elettrico? L’Italia era già, alla data del 2015, il terzo produttore al mondo, dopo Cina e Germania, di biogas. In certi campi siamo leader e non lo sappiamo: merito della forte presenza di allevamenti e della imponente produzione alimentare e agricola, la materia prima (il biogas) non ci manca. E la “via italiana” all’attenzione verso l’ambiente (biometano) che non dimentica la “bella meccanica” di cui si vantava Enzo Ferrari, potrebbe davvero rendere al mercato una proposta esclusiva, unica e inconfondibile.

Per ora, non ci resta che aspettare, e sognare. Ma, se fosse, bentornata Isotta Fraschini!

(Fine)

 

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