Lavoro da remoto e mobilità: pro e contro

Una delle principali conseguenze determinate dal lockdown è stata l’esplosione del lavoro da remoto. Uno studio di Rse – Ricerca sul Sistema Energetico, da poco pubblicato come DossieRSE nel sito dell’ente di ricerca, affronta il potenziale impatto che lo
smart working potrebbe avere come soluzione a supporto della mobilità sostenibile.Lo studio, basato sull’area di Milano, ha infatti analizzato come durante il periodo del lockdown sia cambiata la domanda di mobilità rispetto alla situazione precedente. I ricercatori di RSE hanno studiato gli spostamenti di circa 35.000 persone (acquisiti attraverso i dati di telefonia mobile) che rappresentano circa il 3 per cento degli spostamenti effettuati a Milano in una giornata lavorativa tipo. Il monitoraggio è stato fatto prima e durante la fase acuta del lockdown e ha permesso di separare lo spostamento sistematico casa-lavoro e casa-studio – rappresentante il 45 per cento degli spostamenti – da quelli di tipo occasionale-saltuario.

«Rispetto al periodo pre-Covid – ha affermato Marco Borgarello, Head Energy Efficiency Research Group del Dipartimento Sviluppo Sistemi Energetici di Rse – nella fase acuta è stata stimata una riduzione degli spostamenti del 55 per cento. Il cambiamento radicale delle abitudini, determinato dal non doversi recare più tutti i giorni sul posto di lavoro, ha generato una maggiore percezione della necessità di rimanere presso la propria abitazione, limitando anche gli spostamenti occasionali».

Lo studio di Rse permette di elaborare alcune considerazioni sulle potenzialità, a livello di mobilità sostenibile, del ricorso allo
smart working per il lavoro e lo studio. Considerando chi ha potuto continuare a lavorare da remoto, stimato da RSE nel 63 per cento delle persone occupate a Milano, lo smart working potenzialmente può portare a una riduzione degli spostamenti totali giornalieri pari al 14,5 per cento, che raggiunge un massimo del 19 per cento la mattina e il 16 per cento la sera. Gli spostamenti evitati grazie al ricorso al lavoro da remoto equivalgono a una riduzione potenziale stimata di circa 5.800.000 vetture-km-giorno, per quanto riguarda il solo trasporto privato in auto, che costituisce circa il 60 per cento del totale, con un risparmio nei consumi di 112 ktep/anno, pari a circa il 15 per cento dei consumi totali dovuti agli spostamenti in auto nell’area di Milano. Questa riduzione comporterebbe inoltre la mancata emissione di 500 tonnellate/giorno di PM2,5 e 1.300 tonnellate di CO2.

«Queste analisi – conclude Marco Borgarello – sono utili per disegnare gli scenari di decarbonizzazione, ma non vanno considerati solo gli aspetti positivi qui evidenziati; nel preparare le policy future è assolutamente necessario prendere in considerazione anche le possibili ripercussioni che si hanno a livello occupazionale ed economico con un massiccio uso dello
smart working
».

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