La filiera petrolifera e le sfide del futuro

A fine 2019 la Commissione Europea deve approvare i “Piani nazionali integrati energia e clima” (Pniec), che ogni Paese ha inviato a Bruxelles e che vincoleranno i singoli Stati nel percorso per raggiungere gli obiettivi decisi alla Cop21 di Parigi. I piani avranno un impatto sull’Europa e sull’Italia, andando a condizionare il sistema industriale e la competitività europea e di ciascun Paese. Se le scelte di Europa e singoli Stati saranno troppo rigide (sia nella quantificazione degli obiettivi in rapporto ai tempi, sia nella preferenza di alcuni vettori energetici rispetto ad altri) si rischia di perdere competitività, di immettere sul mercato tecnologie non mature e di non raggiungere davvero gli obiettivi.

La sfida ai cambiamenti climatici può essere affrontata solo su scala globale. L’Unione europea da sola pesa oggi per il 10% sulle emissioni globali e scenderà al 5% nel 2040, quando invece la complessiva domanda di energia crescerà di circa il 30%: è evidente che livelli di emissioni ed efficienza energetica non cambieranno se non si procederà su scala mondiale – con particolare attenzione a quello che accade in Asia, Africa e Medio Oriente, dove la tutela dell’ambiente non può negare le aspettative di crescita del benessere. 

C’è poi bisogno che dibattito e scelte del legislatore siano improntati a trasparenza, neutralità tecnologica, valutazione di merito e oggettiva dell’impatto di ciascuna tecnologia – calcolato sempre sull’intero ciclo di vita. Un approccio scientifico evita che le scelte siano fatte sull’emotività dell’opinione o su preconcetti ideologici, come accaduto di recente per il diesel, criminalizzato anche se le ultime innovazioni lo descrivono – stando a rilevazioni terze – come una delle opzioni più pulite e sostenibili.  

Come indicato nel “Manifesto dell’industria petrolifera”, condiviso con FuelsEurope, secondo Unione Petrolifera non esiste una unica tecnologia che permette di traguardare gli obiettivi ambientali, ma occorre proseguire a investire in ricerca per sviluppare nuove tecnologie e nuovi prodotti. L’obiettivo finale è il 2050, mentre il 2030 rappresenta un passaggio intermedio, che va gestito come tale, senza forzature e accelerazioni unilaterali.

 

La filiera petrolifera sta sperimentando nuovi prodotti low e free carbon: e-fuel, biocarburanti avanzati e nuovi processi gas to liquide e waste to liquids. Tali innovazioni permetteranno di abbattere fino all’80-90% le emissioni di agenti climalteranti, garantendo la disponibilità di combustibili liquidi low carbon in grado di utilizzare le infrastrutture sia logistiche che distributive esistenti. L’Italia sta dando il suo contributo con l’evoluzione di un sistema di raffinazione e una logistica di altissimo valore industriale, per confermare il primato storicamente riconosciuto nell’utilizzo del gas nei trasporti, dove sono stati avviati ambiziosi progetti di utilizzo dei biogas, nella produzione di biocarburanti e nell’economia circolare.

 

Unione Petrolifera, per accompagnare la transizione e lo sviluppo sostenibile e sicuro del settore, ha avviato una serie di progetti strategici.Ha creato il Gruppo strategico “Carburanti ed energie alternative per la mobilità”: per studiare e approfondire tutte le tecnologie disponibili per la produzione di energie per il trasporto di persone e merci, valutando il loro potenziale senza pregiudizi e delineando un percorso evolutivo che valorizzi al meglio le infrastrutture nazionali esistenti. È impegnata per contrastare l’illegalità, con progetti a sostegno della digitalizzazione della filiera, per garantire logistica e distribuzione più efficienti e sicure. Ha contribuito allo studio sviluppato da Confindustria Energia sull’adeguamento delle infrastrutture energetiche necessario a traguardare gli obiettivi ambientali.Ha attivato percorsi di valorizzazione della logistica, chiamata in prospettiva a rendere disponibili biocarburanti, GNL, nuovi combustibili per le navi, fuel per gli aerei ed e-fuel. 

Si è impegnata per un dibattito più trasparente e basato su elementi scientifici, per contrastare gli estremismi di ogni parte, e oggi lancia la rivista trimestrale “Muoversi – Energie e tecnologie per il futuro”, disponibile sul sito UP dal 10 luglio.  Rinnovato anche il sito web per renderlo più fruibile e interattivo, con collegamenti diretti al canale Twitter UP (@UPetrolifera).

Il piano italiano energia e clima risulta essere molto ambizioso e sfidante, con dettagli analitici riguardo gli obiettivi da raggiungere, sia in termini di fonti che di settori. Tale scelta si allontana dal principio di neutralità tecnologica, che andrebbe invece salvaguardato, e limita fortemente la flessibilità realizzativa e l’adattamento all’effettivo progresso delle tecnologie. Il piano, inoltre, non presenta un collegamento solido tra obiettivi e strumenti, né chiare indicazioni sull’origine delle risorse necessarie (stimate in circa 1.200 miliardi), pur con un orizzonte temporale estremamente limitato (10 anni).   

Altri Paesi, come Francia e Germania, hanno preferito indicare obiettivi più generici, rimandando la definizione più puntuale a una fase successiva (si suppone in base ad elementi conoscitivi maggiori sui trend tecnologici e di mercato). Solo la Spagna presenta livelli superiori ai nostri.

Per quanto riguarda i trasporti, gli obiettivi italiani sono particolarmente ambiziosi, ma anche in questo caso non coerenti con le misure previste per raggiungerli. Gli obiettivi sono in particolare riferiti alle rinnovabili, la cui quota è previsto che salga al 21,6%, con una crescita dei biocarburanti e uno sviluppo notevolissimo dell’elettrico. Al contempo i trasporti dovranno contribuire in maniera significativa alla riduzione dei consumi finali di energia. 

Questo implica: un imponente ricambio del parco veicolare (carburanti alternativi) e di fuel switch (con un contributo dei biocarburanti molto significativo) e un ambizioso piano di cambio modale (dal mezzo individuale al mezzo pubblico o collettivo). 

Per quanto riguarda l’industria, le politiche energetico/climatiche dovranno convergere verso standard comuni, al fine di evitare la perdita di competitività delle produzioni più avanzate – competitività già indebolita dal fatto che l’Europa è anche l’unico contesto, tra i maggiori Paesi industrializzati, nel quale il costo dell’energia è aumentato anche per settore industriale. In attesa dei rilievi della Commissione sui Piani presentati, auspicando un intervento di armonizzazione di approcci e contenuti, sarebbe quindi necessario che tutti gli attori coinvolti si interrogassero sulla costruzione di una roadmap credibile per il conseguimento dei target fissati, allineando in una ottica integrata obiettivi energetico/ambientali, di sviluppo e di competitività. 

Le sfide di lungo termine si vincono garantendo la tenuta e lo sviluppo del sistema sociale e industriale, insieme alla tutela dell’ambiente. L’Europa e l’Italia devono intraprendere percorsi sfidanti, ma sostenibili, che non mortifichino la loro posizione competitiva. Serve un quadro normativo e regolatorio chiaro e coerente, ispirato al principio di neutralità tecnologica, in modo da poter garantire a mondo produttivo e consumatori di poter accedere alla tecnologia più efficiente e sostenibile.

 

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