Italia: troppi “gap” con gli altri Paesi

di Andrea Cardinali, direttore generale di Unrae Il comparto automotive rappresenta un asset fondamentale per l’economia europea, in termini occupazionali, di contributo al Pil e di gettito fiscale. A causa di una delle più gravi crisi economiche che l’industria dell’auto abbia mai fronteggiato, Acea ha rivisto al ribasso le sue stime per il 2020, a 9,6 milioni di immatricolazioni in Europa, con un crollo del 25% e una perdita di oltre 3 milioni di vetture rispetto al 2019. Il livello più basso dal 2013. Tale scenario può essere mitigato solo attraverso piani immediati e concreti di sostegno al settore nei vari Paesi. Il rilancio del mercato necessita di misure strutturali a 360°, che incidano sulla domanda, sull’offerta e sulle infrastrutture. In Francia un importante programma da 8 miliardi di euro lanciato a giugno ha già dato concreti frutti, vista l’inversione di tendenza nel mese. Anche la Germania ha appena introdotto un piano di sostegno da 4,5 miliardi di euro, mentre la Spagna ha annunciato un piano molto estensivo da 3,75 miliardi, che dovrebbe essere avviato quanto prima. In Italia salutiamo con favore la definitiva approvazione, avvenuta il 16 luglio al Senato, della conversione in Legge del DL Rilancio, e auspichiamo un congruo rifinanziamento del fondo per gli incentivi, estesi a una terza fascia di emissioni, per consentirne l’operatività fino a fine anno come previsto. La distanza del nostro Paese dagli altri Major Markets è evidente nel tasso di penetrazione ancora marginale dei veicoli a ricarica esterna (BEV e PHEV, complessivamente al di sotto del 3% in giugno) pari a circa 1/3 di quelli nel Regno Unito, in Francia e in Germania, benché incentivati ormai da 16 mesi. È dunque necessario accelerare l’installazione capillare di infrastrutture di ricarica pubbliche, private e semi-pubbliche, in ambito sia urbano che autostradale, in particolare per quelle fast e ultra-fast.

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