Incentivi: da allargare a furgoni, camion e colonnine

di Adolfo De Stefani Cosentino, presidente di Federauto

Il mercato si muove in lenta risalita dopo i cali vertiginosi della domanda, già in atto prima dell’emergenza Covid-19, nei 4 mesi precedenti (marzo -85,4%, aprile -97,5%, maggio -49,6%, giugno -23,1%) e il risultato del mese è stato in parte influenzato dall’effetto attesa per l’entrata in vigore dei nuovi ecoincentivi statali a partire dal 1° agosto.

La strada per colmare il differenziale di immatricolato rispetto al 2019 è tutta in salita. Certamente gli incentivi introdotti in sede di conversione in legge del Decreto Rilancio diretti ad agevolare gli acquisti di autovetture Euro 6 con emissioni fino a 110 g/km, con importi differenziati in funzione della classe emissiva di CO2 e della presenza o meno di un veicolo da rottamare, costituiscono un primo passo per risollevare il settore poiché si rivolgono ad un pubblico più vasto e, nel rispetto del principio di neutralità tecnologica, vanno nella direzione di accelerare il rinnovo del parco circolante di autovetture, costituito ancora per quasi il 60%, da auto Euro 0, 1, 2, 3 e 4 (pari a 22,7 milioni).

Tuttavia, la modesta entità delle risorse finora stanziate impone un immediato e necessario rifinanziamento al fine di poter innescare una ripresa vera delle vendite, sostenere l’occupazione di migliaia di lavoratori delle imprese concessionarie e contribuire al miglioramento della qualità dell’aria, eliminando dalla circolazione stradale autovetture altamente inquinanti e poco sicure. In tale contesto, è però fondamentale mantenere inalterata l’applicazione della nuova misura incentivante, senza introdurre ulteriori limiti o plafond ristretti nell’utilizzo delle risorse complessive a disposizione delle tre fasce emissive. Concentrarsi, infatti, solo su quelle rivolte ai veicoli elettrici puri o ibridi plug-in metterebbe seriamente a rischio la già compromessa capacità di ripresa del mercato, indebolendo la libertà della clientela di dotarsi di veicoli con alimentazioni tradizionali di ultima generazione, con elevate prestazioni ambientali in termini di CO2, Nox e PM10.

Occorre, infine, un intervento strutturale di più ampio respiro che guardi alla fiscalità delle auto aziendali ma anche al comparto dei veicoli commerciali leggeri e industriali e allo sviluppo capillare delle infrastrutture di ricarica elettrica su tutta la rete stradale, urbana ed extra-urbana, comprese le autostrade.

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