Fase 2 e sicurezza stradale: le priorità

di Roberto Sgalla, prefetto, esperto in sicurezza stradale

Il numero dei morti negli incidenti stradali nel 2019 sarà di qualche unità in meno del 2018, ma lo zoccolo duro dei 3.000 morti non si riesce ad abbassare. Questa notizia non avrà grande risalto perché nel frattempo oltre 30.000 persone sono morte per coronavirus. Con la ripresa della mobilità, probabilmente si tornerà a parlare di incidenti, di sicurezza stradale.

Nonostante una mobilità quasi assente nel periodo della pandemia, dall’8 marzo al 20 aprile nel confronto tra il 2019 e il 2020 l’attività infortunistica rilevata dalla Polizia Stradale e dai Carabinieri (prevalentemente in ambito extraurbano e autostradale) è stata di 1.769 incidenti (rispetto agli 8.640 del 2019) con 44 morti (203 nel 2019) e 686 feriti (5.404 nel 2019). Solo nella viabilità autostradale si sono riscontrati 734 incidenti (3.407 nel 2019), 9 morti (38 nel 2019) e 174 feriti (1.569 nel 2019).

Vorrei condividere con voi alcune riflessioni, a partire dalla tripartizione tradizionale con cui affrontiamo il tema della sicurezza.

Iniziamo dal veicolo: da tempo abbiamo affermato che è questo l’elemento che ha dato il maggior contributo alla sicurezza. Oggi i veicoli hanno indici di sicurezza molto alti, sono dotati di strumenti di “correzione degli errori”, quali la frenata assistita per evitare tamponamenti, la correzione di corsia per evitare il colpo di sonno.

L’auspicio è che questa crisi anche economica che ha colpito la filiera dell’automotive non rallenti la ricerca, l’applicazione e la diffusione nei veicoli di fascia medio-bassa. Anzi, l’industria automobilistica dovrebbe ancor più investire in tutto quello che riguarda la guida assistita nei vari livelli fino alla guida autonoma. In questo contesto un richiamo a introdurre tra le strumentazioni l’autolock.

Speriamo che questa esigenza porti tutti a comportamenti più responsabili, ma per coloro che non hanno capito la lezione, aver sul veicolo uno strumento che non fa avviare l’auto se si è in situazione di alterazione alcolica potrebbe comunque ridurre l’incidentalità. Purtroppo, abbiamo una dei parchi veicoli più vecchi d’Europa, 20 milioni di veicoli sono sotto Euro 4, un rinnovamento del parco aiuterebbe a garantire maggiore sicurezza.

Sul piano tecnologico oltre al veicolo, va posta una particolare attenzione allo sviluppo delle smart-road. Siamo molto arretrati; vanno recuperati gli spazi e il tempo perso. Infrastrutture stradali che dialogano con gli utenti e questi tra loro. Ciò potrebbe significare più sicurezza, mobilità più fluida, informazioni indispensabili per usufruire dei servizi, oggi e nel prossimo futuro, in condizioni di sicurezza per sé e per gli altri.

Secondo ambito, quello delle infrastrutture: potrebbe essere questa l’occasione per un grande piano di manutenzione e adeguamento delle strade e in primis di tutte le opere stradali (ponti, gallerie, viadotti, aree di servizio). L’occasione è data anche dell’esigenza del rilancio dell’economia attraverso un intervento del pubblico. La volontà e i soldi sembrerebbero esserci. Per il bene del Paese è necessario che la burocrazia aiuti questo progetto e non diventi un ostacolo.

Abbiamo sempre detto che è necessario un grande piano per sistemare, completare e mettere in sicurezza le strade. Troppi incidenti hanno come causa, o quanto meno come concausa, la strada. Terzo elemento, i comportamenti umani: sono stati questi la causa dell’85% degli incidenti.

Sarà ancora così? Abbiamo trascorso questo periodo in casa solo per “obbedienza” e, quindi, un semplice adempimento giuridico, per paura della sanzione o per paura di infettarci? Oppure siamo stati in casa per “senso di responsabilità” e, quindi, una categoria etica che potrebbe valere anche dopo nei vari comportamenti umani.

Solo il tempo ci potrà dare la risposta. Prevarrà la rabbia, l’intolleranza che questo periodo di quarantena ha, in alcuni casi, alimentato o invece la solidarietà, la capacità di ascolto, di tolleranza che comunque sono stati in molti casi esaltati dai comportamenti di tanti cittadini?

Corollario ai comportamenti c’è il tema dell’adeguamento normativo anche in relazione alle novità indotte dal Covid-19. Probabilmente il tema della riforma organica del Codice della Strada non sarà una priorità (eppure sarebbe un ottimo viatico per una ripresa della mobilità piena allorché arriverà il vaccino). Alcuni aspetti andranno affrontati con urgenza.

Il primo riguarda quei veicoli che a vario titolo entreranno sempre più nel piano di mobilità urbana e integreranno i mezzi del trasporto pubblico e di quello privato: bici, bici elettriche, monopattini elettrici. Occorre dare dignità e disciplinare (omologazioni, caratteristiche, limiti di velocità, ecc.). Dobbiamo uscire da una fase sperimentale e dare soluzioni stabili ed efficaci.

Ancora, il tema dell’assicurazione per la responsabilità civile e l’identificazione del mezzo allo scopo di consentire di rintracciare il proprietario in caso di furto. Nell’immediato il tema della sicurezza non è implicato, ma con la ripresa dell’uso dei veicoli (e in questa fase è probabile che visto il ridotto utilizzo dei mezzi pubblici ci sia un aumento della mobilità con il veicolo privato) e con essa una ripresa dell’incidentalità, anzi con nuove categorie che l’Istat sta già ragionando per inserire nelle statistiche veicoli che entreranno con più forza nella mobilità (almeno) urbana.

Allora si dovrà fare tesoro di quanto affermato da Rahm Emanuel, consulente di Barack Obama, che affermava di “non sprecare la crisi”.

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