Foto: Tazio Nuvolari al volante dell’Alfa Romeo P2

Cuneo – Colle della Maddalena: in 80 scatti rivive il mito

 

di Roberta Pasero

Le chiamavano le strade bianche. Perché era tra le nuvole di polvere degli sterrati che si sfidavano i temerari del volante. E perché era quello il colore dell’audacia: chilometri e chilometri di controsterzi in salita, di fughe nei rettilinei, di sbandate nei percorsi tortuosi. Soprattutto di granelli di pulviscolo che rimanevano per giorni negli occhi e per sempre nel cuore di chi aveva realizzato un sogno: percorrere la Cuneo – Colle della Maddalena, una delle corse più ardite e appassionanti degli anni Venti e Trenta, che portava lassú a duemila metri, al confine tra Italia e Francia, dove le Alpi sfumano verso il mare.


Un’impresa epica, anche per chi si chiamava Tazio Nuvolari e vinse nel 1930 al volante di un’ Alfa Romeo P2 alla media record di 103,771 km/h, che si puó rivivere in 80 fotografie. Scatti in bianco e nero, il colore delle emozioni, protagonisti della mostra «Quei temerari delle strade bianche. Nuvolari, Varzi, Campari e altri eroi alla Cuneo – Colle della Maddalena», allestita con una scenografia che si fa ricordare al Complesso Monumentale San Francesco di Cuneo (fino al 29 settembre, poi nel 2021 al Museo Nazionale dell’Automobile di Torino, che ha patrocinato la rassegna con la città di Cuneo e con Eberhard & Co, cronometro e official partner del Gran Premio Nuvolari).

 

Eccoli i semidei del volante: Stuck che sembra Lawrence d’Arabia e Nuvolari ombreggiato dall’emulsione fotografica. Eccoli Varzi e Caracciola tentare la scalata, Faravelli sollevare nuvole bianche in piena derapata, Ramponi portare le ruote oltre il limite dei tornanti alpini. Tutto nato per caso due anni e mezzo fa. Per la curiosità di scoprire chi fosse l’autore di quelle 39.221 lastre fotografiche custodite, una per una, in buste di velina gialla e riposte per temi, con la meticolosa cura di un tempo, in 2mila scatole di cartone nell’archivio di Cuneo. E soprattutto di riportare alla storia un autentico tesoro fotografico. «Cercavo notizie su mio nonno pittore per dedicargli una mostra e ho trovato alcune immagini delle sue opere scattate da Adriano Scoffone. Scoprii che era il fotografo ufficiale della città, bravo a immortalare qualsiasi soggetto, le grandi opere del fascismo come i ritratti per i cimiteri. E che tra migliaia di scatti c’erano i grandi piloti dell’epoca», racconta Giosuè Boetto Cohen, curatore di questa mostra e di tante altre allestite al Museo dell’Automobio e di Torino.

 

Ottanta scatti a grandezza variabile che all’improvviso, tra le navate dell’ex chiesa romanica di San Francesco, sembrano animarsi. Come tanti fermo immagine di una vita in bianco e nero. Sembra di sentirlo l’incitamento della folla. Sembra di vederla l’agitazione dei meccanici. Perché questo viaggio fotografico é pure la ricostruzione di un’epoca. Ci sono la Principessa di Savoia, il podestà con la tuba e i notabili tra le autorità. E tre auto che hanno segnato un’epoca, l’Alfa Romeo 1500 MMS che nel 1930 guidava Emilio Gola, un’Alfa Romeo P2 identica a quella con cui vinse Nuvolari e una Bugatti 35, uguale al bolide con cui Avattaneo si ribaltò durante la gara. Merito anche della scenografia firmata da Angelo Sala, a lungo direttore degli allestimenti scenici del Teatro alla Scala, che proietta del fumo su metri di tulle dando l’illusione della polvere delle strade bianche. E della colonna sonora di Marco Robino, musicista anche per i film di Peter Greenaway: una complessa partitura che narra di motori, di velocità. Di un viaggio nel tempo su strade lastricate di audacia e di passione.

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