Basterebbe poco per rivitalizzare questo mercato

di Gian Primo Quagliano*

In maggio sono state immatricolate in Italia 197.307 autovetture con un calo dell’1,2% rispetto allo stesso mese del 2019 e la maggioranza dei concessionari interpellati dal Centro Studi Promotor nel quadro della sua inchiesta congiunturale mensile di fine maggio ipotizzano per i prossimi mesi una sostanziale stagnazione delle vendite sui bassi livelli attuali.

Il risultato negativo di maggio è stato influenzato positivamente da un maggior ricorso alla prassi dei km zero e negativamente dai persistenti effetti della demonizzazione del diesel. Il dato di maggio è comunque coerente con l’andamento dell’economia e porta il consuntivo dei primi cinque mesi del 2019 a quota 910.093 con un calo sullo stesso periodo del 2018 del 3,8%.

Il bilancio non è positivo, ma occorre considerare che la crescita dell’economia italiana si è esaurita alla fine del primo semestre 2018 per lasciare spazio ad una sostanziale stagnazione. Le previsioni ufficiali per il 2019 indicano una crescita del Pil dello 0,2%, ma anche se la previsione fosse corretta si tratterebbe di una crescita assolutamente insufficiente, non solo se confrontata con la crescita del 2017 (+1,8%), ma soprattutto se si considera che a fine 2018 il Pil italiano doveva ancora recuperare il 50% del calo determinato dalla crisi deflagrata nel 2008. D’altra parte speculare con l’andamento del Pil è anche l’andamento delle immatricolazioni di autovetture che nel 2018 devono ancora recuperare il 50% del calo innescato dalla grande crisi.
Nell’attuale fase di mercato sulle immatricolazioni di autovetture continua a incidere la già richiamata demonizzazione del diesel che in Italia ha effetti meno pesanti che in altri Paesi europei, ma comunque significativi, e si concretizza in un calo della quota sulle immatricolazioni delle auto diesel e in un calo delle quotazioni del diesel usato. La domanda potenziale di autovetture in Italia resta comunque alta perché la crisi dell’economia e del mercato dell’auto che, a differenza di tutti gli altri Paesi avanzati, l’Italia non ha ancora superato, ha determinato un forte invecchiamento del parco circolante con l’accumulo di un notevole contingente di domanda di sostituzione arretrata.

D’altra parte non si può pensare che la richiesta di automobili possa essere soddisfatta con forme di mobilità alternative all’automobile, dato che il nostro Paese ha un tasso di motorizzazione tra i più alti del mondo (71 autoveicoli per cento abitanti contro i 61 della Spagna e della Germania, i 59 della Francia e i 54 del Regno Unito), ma non per una particolare affezione degli italiani per l’automobile (che pure c’è), ma soprattutto perché la distribuzione della popolazione sul territorio, caratterizzata dalla presenza di molti piccoli centri abitati e di case sparse, e l’arretratezza del nostro sistema di trasporto pubblico rendono in moltissime situazioni inevitabile l’impiego dell’automobile.

È comunque del tutto evidente che il condizionamento maggiore che grava sulla domanda di autovetture è costituito dalla situazione economica e che esiste un notevole serbatoio di domanda di sostituzione insoddisfatta pronta a scaricarsi sul mercato se finalmente si adottassero misure per rilanciare la crescita economica del Paese e naturalmente anche se si varassero misure specifiche per accelerare la sostituzione di un parco circolante in larga misura fortemente inquinante e poco sicuro.

*Presidente del Centro studi Promotor

 

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