Amarcord: R16 e gli anni del “baby-boom” 

di Roberta Pasero  

Mezzo secolo più cinque. Era il 1965, cinquantacinque anni fa, quando iniziava il lungo viaggio di Renault 16.Un’auto trasformista capace di attraversare i sogni delle famiglie e il loro desiderio di evasione. E con un nome che era un numero com’era uso fare Renault dalla R4 in avanti con i multipli 8, 12 e poi, appunto, 16.

Tutti insieme appassionatamente. Perché R16 era una vettura da vivere e condividere con la leggerezza e la voglia di guardare al futuro negli anni del “baby-boom”. Prima berlina di media cilindrata con portellone, capiente cofano bagagliaio, mood anticonformista e tanto, tanto spazio interno ideale per assecondare le esigenze delle famiglie che stavano diventando grandi. Nascondeva doti di estroverso design che la trasformavano in una casa viaggiante, con i sedili e i divani che si potevano configurare in modo tale da trasformarsi in una culla per bambini oppure in un letto a due piazze.

RENAULT 16: L’AUTO DA VIVERE, INSIEME.

Un’auto da vivere per il turismo familiare che ben presto rappresentò anche modernità e innovazione. Non si era mai visto sul finire degli anni Sessanta una vettura che come R16 nella versione TS-Tourisme Sportif del 1968 avesse equipaggiamenti di serie distintivi come i sedili anteriori ridisegnati con baule e bracciolo centrale, cruscotto a quattro quadranti con contagiri, termometro dell’acqua, tergicristallo a due velocità e anche a quattro getti, posacenere illuminato e accendisigari, specchietto retrovisore interno con funzione giorno/notte, lunotto posteriore riscaldato e tanto altro.
Ovvio che un’automobile così si trasformasse nel simbolo della voglia di viaggiare, di muoversi, di esplorare il mondo tanto che la metà delle vendite venne realizzata all’estero, Stati Uniti compresi, contribuendo pure allo sviluppo internazionale di Renault. Un successo arrivato a 1.845.959 automobili al gennaio 1980, quando uscì di produzione. Per R16 fu la fine del viaggio. Ma non del suo mito.

2 Comments

  1. mike says:

    Ricordo molto bene questa fantastica auto. La comprò mio padre nel 1968 ed era un salotto viaggiante e anche veloce! Le marce al volante erano comodissime e si guidava che era un piacere. Ricordo anche una lontana domenica d’estate in cui si fece una scampagnata in Valtellina per gustarci i pizzocheri…accompagnati ovviamente da una bella bottiglia di Inferno. Bene, all’epoca avevo 16 anni e mio padre, finito il pranzo, non era … in condizione di rimettersi alla guida….mi affidò incoscientemente le chiavi (non mi parve vero….) e lo riaccompagnai quasi fino a casa (circa 150 km) insieme a mia madre e ai miei 2 fratelli….naturalmente senza patente! Grande soddisfazione, anche perché andò tutto bene e zero polizia!

    1. wilde says:

      Bei tempi !!!
      se hai fatto la strada del lago di Como
      complimenti; allora era un tormento

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