Aimone Cat (Bosch): “Più flessibili ad affrontare le imprevedibilità”

di Roberta Pasero

Prove tecniche di restart. Bosch guarda al futuro e ricomincia ad aprire gradualmente i suoi stabilimenti, riavviando con grande cautela una parte delle linee produttive, anche quelle, come a Bari e a Crema, legate all’automotive e alle e-bike. “Abbiamo ordini urgenti che non possono più attendere, però ricominciamo con molta timidezza e con differenza geografica, con un numero limitato di dipendenti, mettendo in primo piano la salute dei nostri collaboratori e dei cittadini”, spiega Gabriele Aimone Cat, media relations manager di Bosch Italia.

Una grande voglia di ripartire in una fase di estrema incertezza.

“E’ complicato perché tutto va concertato con le autorità e con i sindacati e per tutti c’è il timore di sbagliare, però questa ripartenza è un piccolo segnale positivo”.


Quali solo i pericoli di questo riavvio al rallenty?

“Vuol dire correre il rischio di trovarci sempre un passo indietro senza un equilibrio tra i vari Stati, tra qualcuno che riparte e altri che aspettano. E se si continua a non poter viaggiare tra le regioni diventa impossibile anche incontrare i clienti. Ovviamente è il nostro benessere ciò che conta, ma questa incertezza proseguirà fino a quando non si sarà dissipata completamente la nuvola del contagio”.

In queste settimane c’è stata una gara di solidarietà tra le aziende automotive. Bosch quale ruolo ha avuto?

“A Bari, dove si progettano componenti della e-bike, una linea è stata riconvertita per produrre mascherine per i dipendenti con l’intento di donare l’esubero agli ospedali e lo stesso accade in Germania. In alcuni stabilimenti americani si produce il gel igienizzante, in Spagna sono state riconvertite linee per fabbricare ventilatori. Sempre con una grande voglia di dare una mano e di essere presenti umanamente”.
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A cosa punterà il futuro di Bosch post Covid-19?

“Avevamo già pronto il nostro piano di neutralità tecnologica. Che punta sul principio che nel futuro prossimo venturo ogni automobilista possa scegliere tra tutti i tipi di motorizzazione, secondo le sue esigenze. Che sia diesel, benzina, ibrido, full elettrico o idrogeno”.

Come arriverete a realizzare questo futuro neutrale?

“Offrendo una gamma di soluzioni tecnologiche per la mobilità sostenibile adeguata ad ogni richiesta, ai brand automotive e dunque ai clienti. Sempre mantenendo ben chiaro il nostro obiettivo: ridurre le emissioni, migliorare la qualità dell’aria essere fedeli al nostro ruolo che ha sempre tre finalità: innovare, migliorare e proporre”.

Lo fate anche con un video social a tutto rap con il claim “Whatever you drive, drive Bosch”. Video che su You Tube ha superato 9 milioni di visualizzazioni.

“E’ una provocazione divertente per far comprendere che ogni persona può avere per età, professione, propensione, necessità differenti, quella di guidare l’ibrido o l’elettrico, il diesel o il benzina o anche un truck a idrogeno”.

Una motorizzazione affascinante, ma non è prematuro parlarne in Italia?

“Bosch ci sta già lavorando, però l’idrogeno rappresenta probabilmente uno scopo di utilizzo più commerciale per le grandi distanze, almeno fino a quando non ci saranno le infrastrutture adeguate. Così come stiamo lavorando ai carburanti sintetici, prodotti con l’aiuto di energia rinnovabile per rendere i motori a combustione neutri in CO2 con il vantaggio di limitare le emissioni e di ridurre a zero la produzione di fuliggine. Ma anche all’elettromobilità, dall’ibridizzazione a 48 Volt al sistema di propulsione completamente elettrico e a tanto altro”.

Insomma, continuate a progettare un futuro neutrale. Però, intanto, c’è da uscire da questa crisi.

“C’è da uscire da un film di fantascienza che ha superato qualsiasi immaginazione cinematografica. Ma che sicuramente ci ha reso più flessibili ad affrontare le imprevedibilità della vita”.
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