Da Conte solo contentini. È mancata la sterzata choc

 

Concluse le ultime passerelle che il premier Giuseppe Conte ha voluto dedicare al mondo dell’auto, prima all’assemblea Anfia nella casa lucana di Fca, a Melfi, quindi nella sede di Aci in occasione della 74a Conferenza del Traffico e della Circolazione, si può tirare un primo bilancio. Se Conte pensa di aver sollevato il morale del settore, parlando di rimodulazione del provvedimento fiscale a carico delle auto aziendali  e di fare in modo che non siano penalizzati i modelli non incentivati, si sbaglia.

Dal premier, al quale il presidente di Anfia, Paolo Scudieri, ha chiesto di avocare a sé le decisioni sul comparto, ci si aspettava ben altro: una vera iniziativa choc in grado di far partire nell’immediato il rinnovamento del parco circolante e agevolare, attraverso un piano strutturale, la transizione in direzione della cosiddetta nuova mobilità. Invece, ecco la classica soluzione tampone, ancora da specificare nei dettagli, una sorta di contentino per calmare le acque.

Anche l’affermazione di Stefano Patuanelli, ministro dello Sviluppo economico (tra l’altro assente all’incontro organizzato da Aci perché impegnato in una audizione) di voler convocare i Tavoli a tema sull’auto in gennaio (a tre mesi dalla prima riunione plenaria), quando la situazione economica sarà più chiara, indica come questo Governo navighi a vista e non abbia assolutamente le idee chiare sui problemi dell’automotive (e non solo).

E sostenere, come ha fatto Conte, che “la norma sulla stretta alle auto aziendali inserita in manovra sarà rimodulata perché abbiamo percepito questa criticità”, è un’altra prova di come questo Esecutivo non sappia che pesci pigliare. Decide una cosa, e poi, spaventato dalle proteste veementi dei diretti interessati, fa marcia indietro. E lo stesso vale per le auto da punire che, improvvisamente, non sono più considerate brutte, sporche e cattive.

Intanto, i consumatori navigano nell’incertezza. E i costruttori vanno in paranoia. Ma c’è di più: dopo aver partecipato a due assemblee di Anfia (dicembre 2018 e novembre 2019), ecco il premier rivolgersi al presidente di Aci, Angelo Sticchi Damiani, con la seguente frase: “C’è piena consapevolezza che in questo momento abbiamo il parco auto forse più vecchio d’Europa. Lei (parlando a Sticchi Damiani, ndr), se ho ben capito, suggerisce un riorientamento, un rinnovamento di parco che potrebbe anche non essere necessariamente conseguito attraverso meccanismi incentivanti, quindi non con grandi impegni finanziari e questo suona come musica per le mie orecchie». Rinnovare il parco auto oggi significa garantire maggiore sicurezza ai cittadini”. Complimenti. E allora che si fa? Di choccante, purtroppo, c’è solo la nuova conferma dell’incapacità (e del coraggio) di dare la sterzata decisiva che il settore attende.

 

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