Quanto del nostro impegno è reinvestito nella decarbonizzazione?

di Paolo Scudieri*

La filiera automotive italiana non chiede aiuto, ma propone un progetto di accompagnamento alla transizione produttiva per sostenere quegli attori del tessuto industriale nazionale chiamati a reinventarsi, integrando expertise riconosciute con nuove competenze e nuove tecnologie. Il progetto comprende anche strategie di attrazione di investimenti di aziende già leader in queste tecnologie, con l’impegno a mantenerli attraverso attività di retention. Questo per confermare il ruolo dei nostri imprenditori come player competitivi a livello globale, in un contesto caratterizzato da elementi di instabilità e minacce nello scenario geopolitico e commerciale internazionale, e garantire occupazione ai lavoratori del comparto.

Il nostro settore, infatti, si caratterizza per un’elevata capacità di attivazione dell’occupazione, visto che 10 occupati nelle imprese automotive della fase industriale sostengono 20 occupati addizionali nell’economia, ma è anche uno dei settori più tartassati in termini di carico fiscale. Nel 2018, gli automobilisti hanno versato alle casse dello stato quasi 77 miliardi di euro, il 15,8% delle entrate tributarie complessive, con una crescita dell’1,5% sui livelli già vertiginosi del 2017.

Ci chiediamo quanto di questo contributo, di cui oltre 60 miliardi sono legati all’utilizzo dell’autoveicolo, venga reinvestito nella decarbonizzazione dei trasporti, nel miglioramento della qualità dell’aria, nella mobilità a basse emissioni e nella transizione industriale stessa. Insieme alle filiere industriali a noi connesse, abbiamo già sviluppato una strategia di rilancio del settore ed elaborato un piano di politica industriale, identificando 5 ambiti di azione – offerta, domanda, fiscalità, regolamentazione e reti infrastrutturali – con le prime proposte di policy, che sono state presentate al Tavolo automotive istituito presso il ministero dello Sviluppo economico  Concludo sottolineando che le proposte che abbiamo portato all’attenzione del Governo non sono settoriali, ma di sistema.

*Presidente di Anfia

 

1 Comments

  1. australopithecus says:

    Visto che tutto cio’ ‘ce lo chiede l’europa’, allora come minimo e’ lecito essere diffidenti. Mi sfugge il razionale del perche’ bisogna salvare il mondo comprando auto elettriche assemblate negli usa con batterie fabbricate in cina ed il cui litio viene estratto in sudamerica.

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *