Giuseppe Barile, Presidente del Gruppo Componenti Anfia

Componentistica, nel 2017 salgono ricavi e addetti

Nel 2017 le aziende italiane della filiera automotive sono 2.190, occupano 156mila addetti, in crescita dell’1,3%,  e fatturano 46,5 miliardi di euro, valore in crescita del 6,9%. In Piemonte le 762 imprese del comparto realizzano da sole il 40% del fatturato complessivo e danno lavoro a più di 58mila addetti. Oltre all’export e agli investimenti in Industria 4.0, le strategie future puntano verso sostenibilità ambientale e sicurezza. Sono i dati emersi in occasione della presentazione dell’edizione 2018 dell’Osservatorio sulla componentistica italiana, indagine realizzata dalla Camera di commercio di Torino, da Anfia (Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica) e dal Center for Automotive and Mobility Innovation (Cami) del Dipartimento di Management dell’Università Ca’ Foscari di Venezia.

In particolare, dall’indagine emerge che lo scorso anno due fornitori su tre hanno ottenuto nel 2017 un fatturato in aumento, mentre diminuiscono le imprese che lamentano una contrazione (25% rispetto al 35%). Il saldo tra dichiarazioni di aumento e di riduzione del fatturato ha raggiunto pertanto la soglia del +42% (era +31% nel 2016). La crescita ha interessato quasi tutti i segmenti della filiera, anche quelli che in passato avevano meno beneficiato della ripresa del comparto, in primis i subfornitori. In Piemonte il saldo tra dichiarazioni di aumento e diminuzione del fatturato è più contenuto rispetto a quello italiano (+33%), ma comunque in crescita (era +31% nel 2016).  Più contenuta la percentuale di fornitori piemontesi ottimisti (78%, era l’80% nel 2016).

I rapporti con Fca

Per quanto riguarda i rapporti con Fca, nel 2017 la filiera della componentistica ha consolidato la propria dipendenza dal gruppo italo-americano: la quota di fatturato generato dal business con Fca è pari al 42%, stesso valore del 2015 (era il 37% nel 2016), con un incremento dovuto sia al fatturato sul mercato domestico, sia a quello estero. Aumenta, in particolare, la quota di imprese per le quali il fatturato generato da Fca rappresenta oltre la metà del giro di affari complessivo, passato dal 37% del 2016 al 41% del 2017.

Per i fornitori piemontesi la dipendenza al gruppo Fca è anche quest’anno più elevata: il 45% del fatturato è generato grazie ai rapporti con Fca (era il 44% nel 2016). Nel 2017 in Italia si è stabilizzata la quota di imprese esportatrici (il 74%) dato lievemente inferiore a quello del 2016 (il 76%) ma di quasi quattro punti superiore al 2013. In Piemonte lo scorso anno le esportazioni hanno riguardato l’80% dei fornitori regionali contro l’82% del 2016. Infine, per quanto riguarda la ricerca e sviluppo, l’Osservatorio rileva che se nel 2018 diminuisce la percentuale di coloro che hanno introdotto innovazioni di prodotto (56% contro il 58% del 2017) aumenta la quota di imprese che attiva processi collaborativi oltre i confini dell’impresa mentre le innovazioni riconduca Industria 4.0 hanno una percentuale  del 49% in Italia, del 42% in Piemonte.

I commenti

“I dati della nostra indagine dimostrano un settore in salute, che ha chiuso il 2017 con tutti gli indicatori in crescita: fatturato, numero di addetti, capacità produttiva, previsioni ottimiste per il futuro. E in questo panorama si conferma come sempre protagonista il Piemonte, dove si realizza il 40% del fatturato totale –  commenta il presidente  della Camera di commercio di Torino, Vincenzo Ilotte – non  possiamo, tuttavia, ignorare alcuni segnali che ci fanno guardare al 2018 con attenzione, in particolare a livello piemontese, a partire dal rallentamento della produzione industriale di parti e componenti per auto. Inoltre, dopo un positivo 2017 in cui le esportazioni piemontesi del comparto hanno registrato un aumento del +7%, nei primi sei mesi dell’anno registriamo una debole ma significativa frenata (-0,1%)”.

“I dati positivi della componentistica italiana confermano la sua capacità di stare al passo con l’evoluzione del settore e di proseguire sulla via dell’internazionalizzazione – aggiunge Giuseppe Barile, presidente  del Gruppo Componenti Anfia – l’export del comparto ha visto un ottimo 2017, superando i 21 miliardi di euro (+6%), e anche nel primo semestre 2018 è in accelerazione (+7,8%), con un saldo della bilancia positivo per 3,8 miliardi (+27%).  Le consolidate competenze della filiera rappresentano un’importante base per le sfide tecnologiche e normative all’orizzonte, ma è indispensabile una politica industriale nazionale a sostegno del processo di trasformazione e riconversione alle nuove tecnologie dell’automotive, che richiederà alle imprese notevoli investimenti in ricerca e sviluppo, in formazione e in impianti produttivi”.

Infine, secondo Francesco Zirpoli, Direttore scientifico del Cami  del Dipartimento di Management dell’Università Ca’ Foscari, “la filiera automotive italiana vive un momento di crescita e può diventare il perno dello sviluppo dell’industria della mobilità in Italia. Tuttavia, vanno potenziati gli investimenti in ricerca e sviluppo nelle nuove tecnologie legate alle propulsioni alternative e all’auto a guida autonoma: sia Fca, sia eventuali nuovi player che volessero entrare in Italia necessitano  di una filiera propositiva sul piano delle nuove tecnologie, affidabile e flessibile in termini di capacità di sviluppo prodotto e di produzione”.

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